16 giugno 2013

Father and son (H. Koreeda, 2013)

Father and son (Soshite chichi ni naru)
di Hirokazu Koreeda – Giappone 2013
con Masaharu Fukuyama, Yoko Maki
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Visto al cinema Apollo, con Sabrina, in originale con sottotitoli (rassegna di Cannes).

Ryota Nonomiya, architetto benestante, scopre che Keita, il bambino che ha allevato per sei anni, non è in realtà il suo figlio biologico, con cui è stato scambiato alla nascita in ospedale. Le due famiglie si incontrano per decidere che cosa fare: scambiarsi nuovamente i bambini o lasciare le cose come stanno? Una pellicola delicata e complessa che affronta i temi della paternità e dell'eterno dilemma fra eredità genetica ed educazione sociale (anche se naturalmente siamo lontani dai toni comici di "Una poltrona per due"). Ryota ha investito parecchio sull'educazione del figlio, lo ha fatto iscrivere alla scuola elementare più prestigiosa (con tanto di test d'ingresso, a sei anni!), lo ha spinto a svolgere attività che lui stesso non aveva saputo portare a termine (come lo studio del pianoforte) ed è deluso nel non notare nel bambino i suoi stessi tratti caratteriali (come la competitività, la decisione e la voglia di vincere); d'altro canto, è sempre talmente impegnato nel lavoro da avere veramente poco tempo da dedicargli. In contrasto, la famiglia dove è cresciuto Ryusei (il suo "vero" figlio) è più povera e disorganizzata – gestisce un negozio di quartiere – ma apparentemente più felice: Ryusei ha due fratelli minori, con i quali va molto d'accordo, e un "padre" sempre pronto a giocare con lui, a portarlo in campeggio, a pescare o a far volare gli aquiloni... Pur presentando i punti di vista di tutti i personaggi della storia (i bambini stessi, le madri, i nonni...), il film rimane focalizzato su quello di Ryota, che attraverso il grave dilemma morale (il rapporto evidentemente conflittuale e irrisolto con il suo stesso padre lo ha portato a esasperare al massimo il "legame di sangue" che vorrebbe instaurare con il figlio) imparerà a comprendere la vera natura di una sana paternità. Come già fatto in passato (penso a "Still walking"), Koreeda sforna una pellicola che affronta in maniera insolita e misurata i temi della famiglia e che descrive con grande cura le psicologie dei personaggi e i dettagli di un mondo dove la normalità crolla all'improvviso. Colonna sonora minimalista a base di pianoforte (Bach e altro). Ottimi gli attori bambini (che il regista aveva già dimostrato di saper dirigere splendidamente in film come "Nobody knows" e "I wish").

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