Quando meno te lo aspetti (A. Jaoui, 2013)
Quando meno te lo aspetti (Au bout du conte)
di Agnès Jaoui – Francia 2013
con Arthur Dupont, Agathe Bonitzer
**1/2
Visto al cinema Apollo.
Il quarto lungometraggio della Jaoui, scritto come i precedenti insieme al marito Jean-Pierre Bacri, è nuovamente un film corale in forma di commedia, dove le storie di numerosi personaggi (forse fin troppi) si intersecano fra loro, tra sogni premonitori e profezie di morte, echi di celebri favole che si rispecchiano nella realtà e problemi quotidiani di lavoro, amore e amicizia. Questa volta, come accennato sin dai titoli di testa, il filo conduttore sono le fiabe. Laura (Bonitzer), figlia di un ricco industriale, sogna (letteralmente) l'arrivo di un principe azzurro: lo incontrerà a una festa, nei panni di Sandro (Dupont), giovane compositore di musica contemporanea, insicuro e balbuziente. Il loro idillio verrà però messo a dura prova quando lei comincerà a sentire il fascino tenebroso di Maxime Wolf (Benjamin Biolay), critico e produttore musicale. Nel frattempo Pierre (Bacri), scontroso padre di Sandro che dirige una scuola guida, pur essendo un uomo razionale si scopre turbato dall'avvicinarsi della data – il 14 marzo – che quarant'anni prima una "veggente" gli aveva predetto come giorno della sua morte. Marianne (Jaoui), attrice fallita e ora animatrice in una scuola elementare (dove sta allestendo una recita, naturalmente di argomento fiabesco), è invece alle prese con l'improvvisa vocazione religiosa della figlia piccola, Nina. Attorno a loro si muovono amici (Clémence, violoncellista innamorata di Sandro; Julien, violinista che Sandro dovrebbe sostituire su consiglio di Wolf), genitori (Guillaume, il padre di Laura, imprenditore accusato dalla stampa di inquinare l'ambiente; Fanfan, la madre di Laura, dall'aspetto "magicamente" ancora giovane), vecchi coniugi (Éric, ex marito di Marianne, che non approva l'ossessione religiosa di Nina; Jacqueline, ex moglie di Pierre e madre di Sandro) e nuovi compagni (Éléonore, che si trasferisce con le sue due bambine a casa di Pierre)... Più dispersivo de "Il gusto degli altri", il film si lascia comunque apprezzare per le ottime interpretazioni (su tutti Bacri), per gli intriganti rimandi al mondo delle fiabe (Laura che come Cappuccetto Rosso si perde nel bosco e viene diretta dal "Lupo" – ossia Wolf – per la strada più lunga, salvo poi ritrovarlo a casa della zia; sua madre che rimira la propria giovinezza allo specchio, come la matrigna di Biancaneve, e si vede poi invecchiata improvvisamente all'annuncio del fidanzamento della figlia; Sandro che deve fuggire dalla festa a mezzanotte e perde una scarpa sulla scalinata, come Cenerentola) e soprattutto per la sceneggiatura, ficcante nei dialoghi e attenta alle caratterizzazioni dei personaggi, che riesce bene a districarsi fra le numerose vicende: a quella principale di Laura (che, da fanciulla ingenua e disincantata, sarà portata da Wolf a perdersi nei meandri della "vita reale") e di Sandro (combattuto fra la carriera, gli amori, le amicizie e il rapporto con il padre), fanno da buon accompagnamento quelle di Marianne (che deve superare la paura di guidare) e di Pierre (che deve addirittura vincere la paura di vivere); vicende che si risolveranno tutte nella medesima notte, quella "fatidica" del 14 marzo.
5 commenti:
C'è un film col titolo uguale, con Kate Hudson, una commediola con ragionamenti posticipati, e mi avevi allarmato molto, senza andare oltre il titolo della recensione.
Sì, l'ho anche visto quel film, ma era veramente terribile! ^^
E siamo in due, abbiamo perso due ore della nostra vita dietro a quella...
Ovviamente i titoli originali dei due film non si assomigliano, nemmeno lontanamente, l'uno con l'altro ("Raising Helen" e "Au bout du conte").
Qualcuno dica qualcosa ai titolisti italiani...un'altra volta, l'ennesima, la milionesima.
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