Il grande Gatsby (Baz Luhrmann, 2013)
Il grande Gatsby (The great Gatsby)
di Baz Luhrmann – USA 2013
con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire
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Visto al cinema Uci Bicocca, con Sabrina.
Negli anni Venti, in uno sfarzoso palazzo sulla costa di Long Island, il miliardario Jay Gatsby (le cui origini sono misteriose così come la provenienza del suo denaro) organizza sontuose feste alle quali partecipano tutti gli abitanti più in vista della vicina New York. Ma il suo vero obiettivo è rincontrare Daisy, la donna che ha sempre amato e che cinque anni prima – quando Gatsby era ancora povero – aveva preferito sposare l'aristocratico Tom Buchanan, la cui dimora è proprio di fronte alla sua, dall'altro lato della baia. Con l'aiuto del giovane Nick Carraway, cugino di Daisy (e narratore dell'intera vicenda), Gatsby riesce a riallacciare i rapporti con la ragazza: ma il destino e le regole sociali congiurano contro di lui, e finirà in tragedia. Quinto adattamento cinematografico del romanzo di Francis Scott Fitzgerald (il più famoso resta quello del 1974, con Robert Redford): da un regista come Luhrmann, tanto attento alla forma e poco alla sostanza, non ci si poteva attendere che uno spettacolone in 3D dove le cose migliori sono le scenografie e i costumi (abiti e accessori sono di Prada), e dove lo spessore psicologico dei personaggi e la tensione drammatica sono vicini allo zero. E così, se una grande cura è stata messa nel mostrare sullo schermo la lussuosa villa di Gatsby e nel coreografare le sfarzose feste a base di alcol, jazz, fox trot e charleston, quando si scende a livello di psicologie e di sentimenti si rimane nel regno del banale, rischiando peraltro di trascinare a fondo anche il povero Fitzgerald, il cui romanzo – anziché essere valorizzato, magari insistendo sui temi dell'idealismo e della decadenza (chissà cosa ne avrebbe tratto un Orson Welles!) – sembra ridursi a uno scialbo e dozzinale romanticismo. E questo nonostante le numerose citazioni pressoché letterali dalle pagine del libro (in italiano nella versione tradotta da Fernanda Pivano). L'enfasi sugli aspetti visivi, con l'esagerazione scenografica (dove tutto appare fasullo, anche per il forte ricorso alla CGI nelle scene in esterni) e l'utilizzo di una colonna sonora moderna, com'è tipico di Luhrmann (che mescola e contamina ogni cosa, dando l'impressione di pescare a caso a destra e a manca: qui riesce persino a mischiare Gerschwin con il rap!), fa persino passare in secondo piano l'analisi sociale, ovvero la descrizione degli umori e della ricchezza della prospera America dei "ruggenti anni Venti", quell'ubriachezza collettiva e quell'ottimismo che erano destinati a terminare bruscamente con il crollo della borsa del 1929 e la Grande Depressione. Buoni gli attori, fra i quali giganteggia il sempre ottimo DiCaprio: forse l'avere a fianco un attore dall'aspetto ancor più adolescenziale di lui, come Tobey Maguire, ha aiutato il buon Leo ad apparire più "adulto" e più imponente. Nel comparto femminile, invece, ho apprezzato più la comprimaria Elizabeth Debicki (la statuaria Jordan Baker) della protagonista Carey Mulligan (un'insipida Daisy). Completano il cast Joel Edgerton (Tom Buchanan), Jason Clarke (George Wilson) e Isla Fisher (Myrtle Wilson).
4 commenti:
Scialbo e dozzinale romanticismo, sono d'accordo. Soprattutto sul finale. Peccato, perché Luhrmann era perfetto per rendere il vuoto ottimismo e lo sfarzoso spreco degli anni '20.
Di Caprio perfetto, Maguire semplicemente vergognoso -.-
In fondo sono gli stessi difetti di "Moulin rouge", il film su cui Luhrmann ha costruito la sua fortuna critica (e del quale vive ancor oggi di rendita). Anche in quel caso il contenuto si limitava a una banalissima storia d'amore, e i punti di forza erano l'aspetto visivo e l'accumulo barocco di elementi. Aggiungo, poi, che al cinema non ho mai apprezzato molto gli anacronismi musicali.
D'accordo su DiCaprio, è lui (insieme a costumi e scenografie) a tenere almeno in parte in piedi tutto il film.
per saperne di più sulla scenografia ti lascio questo link
http://arkitalker.wordpress.com/2013/09/03/art-deco-nel-grande-gatsby/
Grazie! Ho sempre trovato affascinante lo stile grafico, decorativo e architettonico di quegli anni...
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