10 maggio 2013

L'uomo con i pugni di ferro (RZA, 2012)

L'uomo con i pugni di ferro (The Man with the Iron Fists)
di RZA – USA 2012
con RZA, Russell Crowe
*1/2

Visto al cinema Plinius, con Sabrina.

Gold Lion, leader di un clan che vive nel turbolento Jungle Village (siamo nella Cina del diciannovesimo secolo), viene tradito dai suoi luogotenenti Silver Lion e Bronze Lion, che si impossessano di un carico d'oro affidatogli in custodia dall'imperatore e lo nascondono nel Pink Blossom, il bordello del villaggio, gestito dall'infida Madame Blossom (Lucy Liu). Ma sarà vendicato dal figlio Zen-Yi, alias X-Blade (Rick Yune), aiutato dal cowboy inglese (!) Jack Knife (un Russell Crowe ironico e sovrappeso) e dal fabbro Thaddeus (l'inespressivo rapper RZA, anche sceneggiatore e regista), ex schiavo di colore fuggito da una piantagione in America e convertitosi al buddismo e alle arti marziali. Questi, che realizza formidabili armi per chiunque glielo chieda (con il ricavato spera di comprare la libertà dell'amata Lady Silk, la più bella prostituta del Pink Blossom), viene mutilato dagli scagnozzi di Silver Lion: ma innesterà sui propri moncherini dei formidabili pugni di ferro che gli consentiranno di sconfiggere anche il fortissimo Brass Body (David Bautista), in grado di trasformare il proprio corpo in metallo (come Colosso degli X-Men). Anche tirando un velo pietoso sui nomi ridicoli, il resto del film non allontana l'impressione che sia stato concepito e prodotto per un pubblico adolescente (e pure in crisi ormonale, viste le numerose gag – se così si possono chiamare – a sfondo sessuale, ambientate nel bordello). Rivisitazione in stile tarantiniano (il nome del buon Quentin figura sui cartelloni in veste di "presentatore") di tante classiche pellicole degli Shaw Brothers (in particolare quelle appartenenti a filoni come "One-armed boxer" e "The flying guillottine"), su cui innesta elementi degli spaghetti western e del cinema splatter/horror, è un guazzabuglio ultraviolento e pasticciato che non ha alcuno scopo se non quello di intrattenere per 90 minuti e farsi poi dimenticare in fretta. A tratti sembra una brutta copia di "Kill Bill": in effetti RZA, che del film di Tarantino aveva composto la colonna sonora, aveva assistito alla sua lavorazione prendendo appunti proprio in vista del suo futuro debutto alla regia. Nei piani originari la pellicola avrebbe anche dovuto contenere un cross-over con "Django Unchained", ma le scene che dovevano unire i due film (con un giovane Thaddeus venduto in un'asta di schiavi) non sono state mai girate per problemi di tempo. La caratterizzazione dei personaggi, che sembrano la line-up di un videogioco di combattimenti, è inesistente e si basa solo sull'aspetto fisico, sui poteri e sulle armi che utilizzano (l'unico con un passato descritto sullo schermo è il fabbro), la colonna sonora mescola senza pudore rap, country pop e persino la canzone di Sally Yeh da "The killer" di John Woo, i combattimenti (peraltro coreografati da Corey Yuen) sono girati in maniera confusa, e gli split screen sembrano del tutto gratuiti. Da salvare: Bautista nei panni del cattivo e le tante belle ragazze del Pink Blossom (fra le quali spicca Jamie Chung). Nel cast anche Daniel Wu (il corrotto Poison Dagger), Andrew Lin e Grace Huang (i guerrieri gemelli). Camei "tarantiniani" per Gordon Liu, Pam Grier ed Eli Roth (co-sceneggiatore), più altri "habitué" del gongfupian hongkonghese come Chen Kuan-tai e Bryan Leung.

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