Still walking (Hirokazu Koreeda, 2008)
Still walking (Aruitemo, aruitemo)
di Hirokazu Koreeda – Giappone 2008
con Hiroshi Abe, Yui Natsukawa
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Visto in divx alla Fogona, in originale con sottotitoli.
Una gran bella pellicola, delicata e con una punta di malinconia, sui rapporti familiari (soprattutto quelli fra padri e figli), sull'incapacità di cogliere le occasioni al momento giusto, sulle speranze e le delusioni. In una calda domenica d'estate, i membri della famiglia Yokoyama si riuniscono nella casa degli anziani genitori nell'anniversario della morte del figlio maggiore, Jumpei, scomparso in mare dodici anni prima. Ma la ricorrenza porta con sé incomprensioni e dolorosi ricordi. Il vecchio padre Kyohei (Yoshio Harada), scontroso medico in pensione, fatica ad accettare la vecchiaia e rimpiange che nessuno dei figli abbia seguito le sue stesse orme; la madre Toshiko (Kirin Kiki) lo sopporta con pazienza e nel frattempo cerca di convivere con rancori e risentimenti; la figlia Chinami (You, un'attrice dalla voce strana e infantile) vorrebbe trasferirsi a vivere nell'ex ambulatorio del genitore, insieme all'inetto marito Nobuo e ai suoi due bambini, anche se la madre non è convinta; il figlio Ryota (l'ottimo Hiroshi Abe), infine, è quello che ha il rapporto più problematico con il padre, che gli aveva sempre preferito Jumpei: il suo lavoro di restauratore di quadri gli dà poche garanzie per il futuro, e come se non bastasse si è sposato con una vedova, Yukari (Yui Natsukawa), che aveva già un bambino, Atsushi (Shohei Tanaka), cosa che i genitori faticano ad accettare. Nell'arco delle 24 ore in cui si svolge il film (con l'eccezione di un breve epilogo ambientato qualche anno dopo) assistiamo a chiacchierate, ricordi e interazioni di ogni tipo, fra gesti semplici (la preparazione del pranzo, i giochi dei bambini, il bagno) ed emozioni complesse (i conflitti generazionali, l'elaborazione del lutto, l'accettazione della vecchiaia, il bisogno di autodeterminazione), mentre continuamente aleggia la consapevolezza della morte e dello scorrere del tempo. Il pregio maggiore del cinema di Koreeda, che davvero può essere considerato l'erede moderno di Ozu, sta sicuramente nel realismo e nella naturalezza con cui presenta i sentimenti, che non vengono mai ostentati o gridati eppure emergono con grande chiarezza e sincerità. L'ottima sceneggiatura, opera dello stesso regista, scorre che è un piacere (i dettagli della morte di Jumpei, per esempio, vengono fuori poco a poco): nonostante la sua leggerezza, il film è talmente denso che le scene e i dialoghi fondamentali si succedono senza sosta dall'inizio alla fine, contribuendo a caratterizzare magnificamente ogni personaggio. Il titolo originale ("Camminiamo, camminiamo, ma...") proviene da un verso di una canzone anni '70 ("Blue Light Yokohama", cantata da Ayumi Ishida) che si sente nel film. In occidente il film è noto anche come "Even if you walk and walk...".
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