29 marzo 2007

Still life (Jia Zhangke, 2006)

Still life (Sanxia haoren)
di Jia Zhangke – Cina 2006
con Zhao Tao, Han Sanming
**1/2

Visto al cinema Anteo, con Hiromi.

Ecco il Leone d'oro a sorpresa dell'ultimo festival di Venezia: un film che mette in scena la Cina dei grandi cambiamenti, delle immense dighe che sommergono lentamente città e villaggi, costringendo le popolazioni a spostarsi in massa in nuovi centri abitati, mentre orde di operai smantellano e demoliscono fabbriche ed edifici per salvare il salvabile; ponti immensi e moderni che attraversano vallate desolate, e che si illuminano di notte su precisa richiesta dei costruttori orgogliosi di mostrare agli amici la propria opera; colleghi di lavoro che mostrano la propria regione d'origine immortalata sul retro delle banconote come se fossero cartoline, in attesa che le grandi opere distruggano o alterino definitivamente il paesaggio e che di esso non ne rimanga che una "natura morta" (still life, appunto); giovani che si atteggiano al Chow Yun Fat di "A better tomorrow" con una ventina d'anni di ritardo (ma qui siamo ben lontani da Hong Kong, forse le mode viaggiano più lente); e soprattutto la frammentazione dei nuclei familiari, con mariti e mogli che vivono separati per anni senza aver notizie gli uni delle altre. La spersonalizzazione degli individui è evidente nelle due vicende principali della pellicola, che non si incrociano mai fra loro: quella di uno straniero che giunge a Fengjie (dove è in costruzione la diga delle Tre Gole) in cerca della moglie, che non vede da sedici anni, e della figlia mai incontrata; e quella di una ragazza che invece intende trovare il marito per chiedergli il divorzio. Le loro storie, delicate e mai urlate, non mi hanno coinvolto particolarmente, anche perché non spiccano su quelle degli altri individui e si perdono in un quadro d'insieme che più che sui singoli soggetti punta a una descrizione globale di un paesaggio più vasto. Ed è una caratteristica comune agli altri film di Jia Zhangke che avevo già visto: alla fine quella che rimane è l'immagine di un mondo immenso e sconosciuto, nel quale il regista riesce a condurre lo spettatore e fargli "vivere" la sua realtà, fredda e apocalittica, con uno stile essenziale e naturalistico sia pur condito da un paio di bizzarri inserti "alieni" (ma il palazzo che prende il volo è forse una metafora di un peso che si solleva dall'anima).

7 commenti:

domenico ha detto...

ecco finalmente una recensione su still life... da quel che ho capito non ti ha coinvolto molto la storia...
devo vederlo anch'io comunque, anche se trovare un cinema dalle mie parti che lo dia è dura, durissima...

Christian ha detto...

Esatto... non che la storia sia noiosa, però l'ambientazione ha sicuramente più importanza.
Qui a Milano il film è in una sola sala, anche se quando sono andato io, mercoledì sera, era quasi piena. Comunque, se aspetti, sicuramente Ghezzi lo farà passare a Fuori Orario, dove fra l'altro ha già trasmesso altri film di Jia Zhang-Ke, come "Xiao Wu", "Unknown pleasures" e "The world".

Anonimo ha detto...

spero anch'io in Ghezzi perchè fra MN e BS neanche l'ombra del Leone d'ORO.

Anonimo ha detto...

OT: hai visto per caso les amants reguliers di p. garrell?

Anonimo ha detto...

OT 2: frequenti la cinebloggers connection?
http://cinebloggers.splinder.com/

Christian ha detto...

Il film di Garrel l'avevo visto a suo tempo nella rassegna di Venezia, e non mi aveva fatto una grande impressione: me lo ricordo molto lungo e palloso... ma mi sono accorto che vedere troppi film in quelle rassegne (anche sei al giorno!) mi porta a estremizzare i giudizi: se un film non mi "prende" subito, la stanchezza mi fa gettare subito la spugna...
Per quanto riguarda Cinebloggers Connection: la conosco ma non la frequento.

Anonimo ha detto...

l'ho comprato "alla cieca", speriamo bene...