28 gennaio 2013

King Kong (Peter Jackson, 2005)

King Kong (id.)
di Peter Jackson – USA 2005
con Naomi Watts, Jack Black, Adrien Brody
**1/2

Rivisto in TV, con Sabrina.

Peter Jackson aveva desiderato per tutta la vita di realizzare un remake di “King Kong”, il classico film del 1933 che più di ogni altro, da bambino, l’aveva fatto innamorare del mondo del cinema. E l’occasione si è finalmente presentata dopo il successo della saga de “Il Signore degli Anelli”, quando – forte degli stratosferici incassi e dei numerosi premi vinti con la trilogia tolkieniana (compreso l’Oscar come migliore regista) – ha facilmente trovato uno studio che gli finanziasse il suo progetto più caro. La nuova versione del classico di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack (la terza, visto che già nel 1976 era uscito un primo remake, quello prodotto da Dino De Laurentiis con Jessica Lange come protagonista e gli effetti speciali di Carlo Rambaldi) si basa fedelmente sulla sceneggiatura originale, ma può contare su moderni effetti digitali e sull’incontenibile entusiasmo di Jackson, che non si è certo trattenuto dall’allungare a dismisura le scene ambientate sull’Isola del Teschio, dove i nostri eroi se la devono vedere non solo con lo scimmione gigante ma anche con dinosauri, ragni, insetti e mostri di ogni tipo. Pur divertenti (ma a tratti eccessivamente spinte sul versante del grottesco: vedi la fuga “videogiocosa” dai dinosauri che rotolano lungo la scarpata) e reminescenti del periodo horror del regista (le sequenze con gli insetti giganti), le parti centrali sono soltanto un collante fra quelle che meglio definiscono l’anima del film: l’incipit, in cui – sullo sfondo della grande depressione – l’ambizioso e opportunista regista Carl Denham (Jack Black) e il sensibile sceneggiatore Jack Driscoll (Adrien Brody) scritturano la giovane attrice Ann Darrow (Naomi Watts) e partono per girare un kolossal su una misteriosa isola nemmeno segnata sulle mappe, dove – a loro insaputa – vivono mostri e animali giganti; e soprattutto il finale, in cui la colossale scimmia (realizzata con la tecnica del motion capture a partire dalla recitazione di Andy Serkis, già “interprete” di Gollum nella saga tolkieniana), catturata dall’equipaggio della nave guidata dal capitano Englehorn (Thomas Kretschmann), viene condotta a New York per essere esposta nei teatri di Broadway come un fenomeno da baraccone, ridotta in catene come uno schiavo (mentre un tempo era il “re” della propria isola). Liberatasi, correrà alla ricerca della donna che ha rapito il suo cuore (le scene della scimmia e della Watts che si concedono una passeggiata romantica a Central Park, con tanto di pattinata sul ghiaccio come in ogni film sentimentale che si rispetti, sono al tempo stesso commoventi e grottesche, forse una delle intuizioni migliori della pellicola) e si perderà per causa sua, venendo colpita dagli aerei dopo essere salita in cima all'Empire State Building. “La bella ha ucciso la bestia”, la frase che conclude il film, è la stessa con cui terminava anche la versione degli anni trenta (ma qua e là non mancano diversi altri riferimenti all’originale). Anche se appare a tratti poco equilibrato, tra eccessi di gigantismo, scene d’azione fuori controllo e personaggi non sempre caratterizzati con sufficiente cura (ma anche gli attori non sembrano sempre convinti dei propri ruoli), il film non può che lasciare ammirati per l’amore di Jackson verso un tipo di cinema oggi quasi scomparso: pur attraverso i moderni effetti digitali, si intravede tutto l’affetto per il lato più artigianale e “popolare” della settima arte.

4 commenti:

Babol ha detto...

Credo sia il film di Jackson che mi è piaciuto meno, nonostante tecnicamente sia ineccepibile... e sia senza dubbio una dichiarazione d'amore verso il King Kong originale!

Christian ha detto...

La penso come te! Nulla da dire sul versante tecnico e sulla "nostalgia" che traspare da ogni immagine. Però si è probabilmente divertito soprattutto lui a girarlo... ^^

jeff ha detto...

L'hanno passato in tv abbastanza recentemente e io non lo vedevo dalla sua uscita. L'unica cosa che ho da dire è che non sono riuscito ad andare oltre le prime scene sull'imbarcazione. Fotografia eccellente ma una narrazione estremamente lenta senza benefici. Jackson puntava con presunzione a fare un film molto bello e molto emozionante (che potesse piacere a tutti?), cosa che per me traspare da ogni immagine. Si può ammirare e restare contagiati dall'amore di Tarantino per il cinema, ma Jackson con King Kong doveva ancora uscire dall'esaltazione (meritata) per LOTR, con la conseguenza che si è bruciato le ali. Un film costosissimo che penso in pochi abbiano voglia di rivedere e citare.

Christian ha detto...

Anch'io l'ho rivisto nel recente passaggio in tv e non l'avevo più visto dopo la prima visione al cinema... Sul film la penso come te, anche se non credo che Jackson abbia cercato di fare qualcosa che "piacesse a tutti": non mi sembra un regista ruffiano, di solito cerca di fare cose che piacciono soprattutto a lui (sin dai tempi dei primi horror o di divertissement come "Meet the Feebles" e "Forgotten Silver"). Persino con Tolkien si è preso i suoi rischi, "tradendo" spesso e volentieri il materiale di partenza. In questo caso si trattava di realizzare uno dei suoi sogni di cineasta, e non si è lasciato sfuggire l'occasione.