6 maggio 2022

Teorema (Pier Paolo Pasolini, 1968)

Teorema
di Pier Paolo Pasolini – Italia 1968
con Terence Stamp, Silvana Mangano
***1/2

Rivisto in DVD.

La famiglia di un ricco industriale milanese riceve, nella propria villa fuori città, la visita di un misterioso ospite (Terence Stamp), non meglio identificato. Che seduce tutti (intellettualmente, emotivamente o sessualmente) e ne "rivoluziona" la vita. E quando se ne andrà, altrettanto improvvisamente, ciascuno si renderà conto che la sua presenza ha distrutto l'intero mondo che c'era prima (un mondo vuoto, di falsi valori) e catalizzato la guarigione, la conoscenza e la scoperta di sé. Il capofamiglia (Massimo Girotti), gravemente malato, viene da lui accudito (un conforto che paragona a quello del servo Gerasim ne "La morte di Ivan Il'ič" di Tolstoj): guarito, l'uomo donerà la sua fabbrica agli operai (una scelta anticipata dall'incipit del film, dove un giornalista intervista i beneficiati), si spoglierà di tutti i vestiti e camminerà nudo nel deserto (come Gesù: i riferimenti ai Vangeli e alla Bibbia abbondano per l'intera pellicola). La moglie (Silvana Mangano), che in precedenza era apatica, senza interessi ed emozioni, scoprirà le gioie del sesso, e andrà in giro per le periferie e l'hinterland milanese a rimorchiare giovani amanti. Il figlio (Andrès José Cruz Soublette), con un complesso di inferiorità e inadeguatezza, si getterà nell'arte per esprimere sé stesso e le sue insicurezze, esplorando e sperimentando nuove tecniche, così da costruirsi un universo proprio e unico, senza confronti con nient'altro. La figlia (Anne Wiazemsky), vergine e inesperta, arriva a conoscere il mondo, la vita, gli uomini: una conoscenza che la sovrasta e la lascia vuota, tanto che dopo la partenza dell'ospite finisce in catalessi. E persino la serva di casa (Laura Betti), fortemente religiosa, ha un'esperienza mistica che la porta a diventare una sorta di santa, venerata dai contadini, che si nutre di ortiche e compie miracoli (levita, guarisce i bambini). Da un lavoro teatrale dello stesso Pasolini (che poi diverrà anche un romanzo), un film chiave e uno dei più importanti della sua filmografia, anche se può apparire un po' datato e difficile da apprezzare per uno spettatore odierno (per i suoi tempi lenti, i lunghi silenzi, i personaggi enigmatici, i temi complessi). Di fatto, però, ha lasciato una forte impronta nell'immaginario culturale e cinematografico (ispirerà, fra gli altri, il "Visitor Q" di Takashi Miike). La data di uscita non è casuale: il Sessantotto, che segna una rottura e un forte cambiamento nella società italiana, con la trasformazione delle classi che fino ad allora l'avevano contraddistinta (borghesia e proletariato, che si fondono o comunque si sfumano l'uno nell'altra). La regia è multiforme, sperimentale, misteriosa (le tonalità di seppia, le sequenze mute, l'uso della musica, le immagini ricorrenti come quelle del deserto, gli immancabili riferimenti religiosi). La colonna sonora (molto interessante, come suo solito) è di Ennio Morricone, ma ci sono anche molti brani del Requiem di Mozart (la morte è, ovviamente, simbolo di trasformazione). Piccole parti per Ninetto Davoli (il portalettere) e Susanna Pasolini, la madre di PPP (la vecchia contadina). Il titolo può essere spiegato dalla sequenza iniziale, nella quale il giornalista si domanda: "Un borghese, in qualsiasi modo agisce, sbaglia?". Come scrive Serafino Murri, "la risposta è nella dimostrazione, per absurdum, del teorema dell'irredimibilità della borghesia", una borghesia che si sta muovendo verso una presa di coscienza e un superamento delle sue (false) certezze. Alla sua uscita il film ha suscitato forti polemiche, per via delle scene di sesso e di nudo e del loro legame con il sacro, da parte di alcuni degli ambienti istituzionali e cattolici che hanno sempre contestato le opere di Pasolini, con richieste di censura (o addirittura di distruzione della pellicola). Ma ci furono contestazioni anche da sinistra, con accuse di "misticismo" e "reazionarietà": a dimostrazione di come il genio di PPP sia sempre stato difficile da inquadrare nello stantio e schematico dibattito culturale italiano.

2 commenti:

Marisa ha detto...

Sì, Pasolini ha sempre diviso sia la critica che la cultura italiana in ritardo a capire il linguaggio altamente simbolico e poetico del grande artista, preso troppo spesso alla lettera e interpretato in modo riduttivo. Di questo film in particolar modo non è stato colto il messaggio spirituale ed evolutivo della coscienza quando irrompe qualcosa di "altro" come la visita dello "straniero misterioso" per altro annunciato dal postino, un Ninetto Davoli in funzione di Angelo annunziatore, un novello Arcangelo Gabriele...

Christian ha detto...

Esatto: questi aspetti spirituali e simbolici, nei lavori di Pasolini, vengono spesso fraintesi o semplicemente ignorati, anche perché rendono difficile "ingabbiarlo" in uno dei degli schieramenti del dibattito intellettuale italiano.