Dietro lo specchio (Nicholas Ray, 1956)
Dietro lo specchio (Bigger than life)
di Nicholas Ray – USA 1956
con James Mason, Barbara Rush
*1/2
Visto in divx.
Per curare una rara forma di periartrite che gli causa forti dolori, all'umile insegnante Ed Avery (Mason) viene prescritta una cura sperimentale a base di cortisone. Ma l'abuso del farmaco comincia a cambiare la personalità dell'uomo, che si fa via via più arrogante, megalomane, iperattivo e violento, fino a manifestare istinti omicidi che mettono in pericolo la sua stessa famiglia... Ispirato a un articolo apparso sul "New Yorker", un melodramma sui rischi psicologici connessi all'abuso di farmaci (e di droghe). A parte la prova di Mason, inquietante come sempre, e la regia iperrealista di Ray, che gioca col formato panoramico, il technicolor e la fotografia di Joseph MacDonald, per il resto la pellicola appare sensazionalista e forzata. Le premesse sono portate avanti in maniera tutt'altro che sottile, attraverso una prolungata, ossessiva e ripetiva discesa negli abissi, con Ed che si trasforma in una versione distorta di sé stesso come un moderno Jekyll e Hyde, preso da manie di grandezza, da un fervore educativo (la perdita di freni inibitori lo porta ad avanzare idee anti-liberali) e religioso (finisce col credersi Abramo, che deve sacrificare il figlio come Isacco... "Ma Dio fermò Abramo", gli dice la moglie. "E Dio sbagliò!", risponde lui). Flop in patria, fu invece amato da Godard e dai critici francesi. Il titolo italiano fa riferimento al specchio dell'armadietto del bagno, dietro il quale Ed custodisce i farmaci, che quando viene rotto riflette un'immagine frantumata del suo volto. Barbara Rush è la patetica moglie Lou, Christopher Olsen è il figlio, Walther Matthau è l'amico Wally.
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