9 novembre 2015

Il ritratto della signora Yuki (K. Mizoguchi, 1950)

Il ritratto della signora Yuki (Yuki fujin ezu)
di Kenji Mizoguchi – Giappone 1950
con Michiyo Kogure, Ken Uehara
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Visto in divx, in originale con sottotitoli inglesi.

Yuki, nobildonna decaduta, è stata costretta a sposarsi contro la sua volontà con un uomo che non ama e che la maltratta e umilia in continuazione, anche in pubblico, pur vivendo di fatto separati. Per guadagnarsi un po' di indipendenza, decide di trasformare la villa di famiglia (ovvero tutto ciò che le resta della sua eredità) in una locanda. Ma il marito (Eijiro Yanagi) tenterà di metterle i bastoni fra le ruote, affidandone la gestione a una sua amante. Sullo sfondo dei cambiamenti storici in atto in Giappone, con la scomparsa dei vecchi valori feudali (quelli cui era legata la famiglia di Yuki, che hanno fatto la sua fortuna dal punto di vista economico ma anche la sua rovina sociale) e l'insorgere di una nuova mentalità (rappresentata qui da Ayako, cantante di cabaret e amante del marito, spregiudicata e approfittatrice), una storia di amore-odio coniugale che va ben oltre i propri limiti e che mescola i consueti temi cari a Mizoguchi (la condizione della donna) con alcuni più tipici di Ozu (il conflitto fra tradizione e modernità). Yuki è una figura tragica e debole, incapace di lottare per sé stessa e in continua balia degli uomini (non soltanto il marito, da cui non riesce a non essere dipendente nemmeno a livello di sentimenti, ma anche il giovane Masaya, di cui è innamorata e che si rivela pavido e inaffidabile), impossibilitata a fare alcunché di costruttivo se non, nel finale, togliersi la vita. Gran parte della vicenda è vista attraverso gli occhi della giovane serva Hamako (Yuriko Hamada), che sin da bambina venera la sua padrona, ma che in un memorabile finale (impreziosito dai sofisticati movimenti di macchina del regista) si dichiarerà delusa del suo suicidio: "La signora non ha avuto coraggio, è stata debole!". A essere sconfitta non è solo Yuki, comunque, ma tutto il sistema sociale tradizionale: dal padre della protagonista, che ha perso titolo, terreni e ricchezza, al marito stesso di Yuki, talmente schiavo del proprio egoismo e di interessi a breve termine che alla fine si ritroverà a sua volta raggirato dall'amante, che gli ha sottratto le ultime risorse di cui disponeva (la locanda). Molto belli gli scenari di Atami, sulla penisola di Izu, splendidamente fotografati. Forse un film minore di Mizoguchi, in attesa dei capolavori degli anni cinquanta, ma comunque assai significativo e di certo pieno di stile.

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