Paradise: Hope (Ulrich Seidl, 2013)
Paradise: Hope (Paradies: Hoffnung)
di Ulrich Seidl – Austria 2013
con Melanie Lenz, Joseph Lorenz
**1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli.
Terzo film dell'ottima trilogia "Paradiso" di Seidl: questa volta la protagonista è Melanie, figlia tredicenne della Teresa del primo capitolo e nipote dell'Anna Maria del secondo. Mentre la madre è in vacanza in Kenya e la zia è impegnata nelle sue attività apostoliche, la ragazzina viene inviata a trascorrere l'estate in un campo per dimagrire, fra le montagne, insieme ad altri 15 adolescenti sovrappeso come lei. Qui è sottoposta a sedute di ginnastica, passeggiate nei boschi, alimentazione controllata e soprattutto tanta disciplina... ma i risultati si vedranno poco. Costruito su una trama semplice che si dipana in una serie di scene che mostrano la vita quotidiana nell'edificio, il film è solo apparentemente meno profondo e incisivo dei due precedenti: in realtà riflette l'esteriore superficialità dei suoi protagonisti, adolescenti normalissimi che trascorrono il tempo parlando di banalità, delle prime esperienze sessuali, del cattivo rapporto con i genitori (quasi sempre separati). Si tratta di ragazzi costretti ad andare da soli alla scoperta di sé e dei propri sentimenti, non aiutati in questo da adulti che non li comprendono, sono assenti o pensano soltanto a impartire regole da seguire. La sottotrama principale vede Melanie prendersi una cotta per il medico della struttura, un uomo molto più anziano di lei che, dopo averla incoraggiata con il suo comportamento affabile, non può far altro che rifiutarla, aumentandone la bassa autostima e l'infelicità. Bella e geometrica (quasi kubrickiana) la regia, che si sofferma con precisione statica e minimalista sugli spazi della struttura in cui risiedono i ragazzi: le sale, le palestre, i cortili, i corridoi, le stanzette con i letti a castello nei quali, a sera tarda (dopo il "coprifuoco") Melanie e le compagne danno vita a piccole festicciole. Nonostante il militaresco istruttore di ginnastica tenti di tenerle a bada, infatti, le ragazze si concedono talvolta piccole trasgressioni: che si tratti di introdursi nottetempo in cucina per sgraffignare qualcosa da mangiare, o di mettere in atto una vera e propria evasione per visitare un locale notturno in paese. Il realismo di fondo è favorito da una certa improvvisazione nei dialoghi (evidente, per esempio, nella scena del gioco della bottiglia) e dall'ottima prova degli interpreti. La trilogia si conclude insistendo sui temi dell'insoddisfazione e dell'inutile ricerca della felicità: se nei primi film questo avveniva tramite il turismo sessuale ("Paradise: Love") e la vocazione missionaria ("Paradise: Faith"), qui siamo di fronte al primo amore e all'accettazione di sé e del proprio corpo. La scena finale, in cui Melanie non riesce a mettersi in contatto via telefono con la madre, suggerisce che dovrà compiere da sola il suo difficile percorso.
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