Maps to the stars (David Cronenberg, 2014)
Maps to the Stars (id.)
di David Cronenberg – Canada/USA 2014
con Julianne Moore, Mia Wasikowska
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Visto al cinema Uci Bicocca, con Sabrina.
Il titolo ("La mappa delle stelle") non si riferisce agli astri nel cielo ma ai divi di Hollywood, anche se entrambi hanno qualcosa in comune: come la luce delle stelle che giunge fino a noi è quella emessa molti anni prima, e dunque rappresenta una sorta di "fotografia" del passato, allo stesso modo i film ci mostrano le star nel pieno della loro giovinezza e bellezza, incapsulate per l'eternità in una dimensione senza tempo. Sono fantasmi del passato, dunque, proprio come gli spiriti che inspiegabilmente appaiono ai protagonisti di questa misteriosa e ondivaga pellicola di Cronenberg, alle prese con tormenti e contrasti familiari non risolti. Havana Segrand (un'eccellente Julianne Moore con i capelli biondi) aspira a recitare nel remake del film che anni prima rese celebre sua madre, donna da lei sempre detestata, che ha accusato di abusi sessuali e che è perita in un incendio negli anni settanta. Alle fiamme, quando aveva sette anni, è sopravvissuto anche Benji (Evan Bird), attore-bambino modellato evidentemente sul Macaulay Culkin di "Mamma, ho perso l'aereo" (come lui divenuto famoso per un filmetto girato in tenera età e poi con un'adolescenza bruciata troppo in fretta): l'incendio della sua casa fu provocato dalla sorella Agatha (Mia Wasikowska), che ne porta sul corpo ancora le cicatrici e che, dopo essere rimasta in una clinica fino alla maggiore età, torna adesso a Hollywood per rimettersi in contatto con lui, trovando nel frattempo un impiego come assistente personale proprio di Havana. Oltre al fuoco e ai contrasti familiari, a legare fra loro i personaggi ci sono appunto le apparizioni dei fantasmi del passato (la madre per Havana, una fan morta per Benji) nonché le parole di una poesia di Paul Éluard ("Libertà"). Molta la carne al fuoco (nel vero senso della parola!) nella sceneggiatura di Bruce Wagner, da sempre fustigatore di vizi e virtù della mecca del cinema. Qui svela le sue carte poco a poco; ma quando si tirano le fila non tutto convince pienamente: il personaggio di Julianne Moore, in particolare, esce di scena senza una vera risoluzione, mentre il rapporto fra Agatha e Benji (con tanto di rivelazione scioccante sui loro genitori) si dipana fin troppo esilmente lungo le linee del simbolo (mitologico) e della metafora. A fare da contorno "concreto" c'è la solita Hollywood cinica e volgare, dove ricchezza, droga, sesso, invidia e successo tendono a disumanizzare ogni relazione, persino quelle familiari. Fra i tanti riferimenti metacinematografici, da segnalare Carrie Fisher che interpreta sé stessa. Nel buon cast troviamo anche Robert Pattinson (al secondo film con Cronenberg dopo "Cosmopolis": e anche qui c'è una limousine di mezzo), John Cusack e Olivia Williams (i genitori di Benji e Agatha: lui psicologo televisivo e terapista delle star, lei ambiziosa manager del figlio) e Sarah Gadon (la madre di Havana da giovane). Una curiosità: per quanto possa sembrare strano, è il primo film girato da Cronenberg negli Stati Uniti.
4 commenti:
Mi pare che Cronenberg, ormai, sia in netta parabola discendente.
Peccato.
A me "Cosmopolis" era piaciuto, comunque più di questo. Voglio sperare che sia solo un passo falso, dovuto più allo sceneggiatore che a lui.
Purtroppo il vecchio Cronenberg non tornerà più, questo bisogna accettarlo.
A dire il vero Map to te Stars mi ispirerebbe anche ma ho tanta paura che mi deluda come A Dangerous Method (Cosmopolis non l'ho visto, non sosterrei un intero film con la faccia inespressiva di Pattinson!!).
In "Cosmopolis" la faccia inespressiva di Pattinson aveva il suo perché, ma già qui è più un pesce fuor d'acqua...
Comunque questo è un film interessante ma deludente: la cosa migliore è l'interpretazione di Julianne Moore, giustamente premiata a Cannes come miglior attrice.
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