17 febbraio 2014

Fiamma d'amore (A. Hitchcock, 1931)

Fiamma d'amore (The skin game)
di Alfred Hitchcock – GB 1931
con Edmund Gwenn, Phyllis Konstam
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Visto in divx.

Fra gli Hillcrest e gli Hornblower, due potenti famiglie del countryside inglese, c'è una forte rivalità, dovuta non soltanto alle differenze di classe (i primi appartengono al ceto nobile, i secondi alla nuova borghesia arricchita) ma anche e soprattutto ai diversi punti di vista sui temi sociali e ambientali. Gli Hillcrest sono tradizionalisti e conservatori, gli Hornblower progressisti e rampanti: se i primi puntano alla conservazione del territorio, i secondi auspicano l'urbanizzazione delle campagne. Il dissidio fra i genitori mette a repentaglio anche la simpatia fra i figli, che non riescono a superare le rispettive diffidenze. Lo scontro raggiunge il suo culmine quando il signor Hornblower manifesta l'intenzione di acquistare la tenuta confinante con quella dei rivali per ingrandire le proprie fabbriche. Non essendo riuscita a impedirglielo, la signora Hillcrest gioca la carta del ricatto, minacciando Hornblower di rivelare a tutti il passato poco limpido di sua nuora, una ragazza che in gioventù lavorava come "accompagnatrice" di uomini impegnati in cause di divorzio. La vicenda sfocerà in un inevitabile finale tragico. Poco amato dai critici della nouvelle vague (Rohmer e Chabrol lo definirono "Il più brutto film che Hitchcock abbia mai firmato") e dal regista stesso (che non amava parlarne, anche perché non era stato lui a scegliere il soggetto), il film – tratto da un'opera teatrale di John Galsworthy, l'autore della "Saga dei Forsyte" – in realtà non è poi così terribile: certo, non brilla particolarmente né per la recitazione né per la regia (sir Alfred non si preoccupa di ravvivare più di tanto le lunghe sequenze dense di dialoghi, tranne che con qualche intenso primo piano: fra le poche scene degne di nota c'è quella dell'asta, mostrata per lo più in soggettiva dal punto di vista del banditore), ma i contenuti sono decisamente interessanti, anche in prospettiva storico-sociale, e la molta carne al fuoco (oltre all'ambiguità che impedisce di definire chiaramente chi sia il buono e chi il cattivo) tiene desta l'attenzione fino alla fine.

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