1 ottobre 2013

Una tomba per le lucciole (I. Takahata, 1988)

Una tomba per le lucciole (Hotaru no haka)
di Isao Takahata – Giappone 1988
animazione tradizionale
***1/2

Rivisto in DVD, con Giovanni, Eleonora, Paola, Florian e Sabine.

Negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale (il film si svolge fra il 16 marzo 1945, data del bombardamento di Kobe, e il 21 settembre, poco dopo la resa giapponese), il quattordicenne Seita e la sorellina Setsuko rimangono orfani dopo che la madre muore durante gli attacchi americani. Inizialmente ospitati da una zia che li tratta con freddezza, decidono poi di trasferirsi a vivere da soli in rifugio antibomba abbandonato. Per farsi luce, durante la notte, catturano e liberano lucciole nella grotta. Presto, però, il cibo e le risorse terminano, e cominciano le privazioni e gli stenti. Uscito nelle sale giapponesi in abbinata con "Il mio vicino Totoro" di Miyazaki (co-fondatore dello studio Ghibli insieme appunto a Takahata, suo collega e collaboratore sin dai tempi di "Heidi"), è uno fra i più tristi e strazianti film d'animazione mai realizzati, resoconto crudo e in stile neorealista delle difficoltà e dell'inedia di due bambini rimasti soli a causa degli orrori della guerra. Eppure non si può parlare di pellicola anti-bellica tout court, perché la guerra è solo la causa scatenante di una tragedia che dipende anche da altri fattori (la mancanza di solidarietà in primis, che comporta l'abbandono o l'emarginazione dei più deboli). Tutta la vicenda – comunque non priva di poesia e di lirismo, con momenti più leggeri che si alternano a quelli inevitabilmente tragici o toccanti – è rievocata in una sorta di flashback, con i luoghi e gli eventi rivisitati dagli spiriti dei due protagonisti: nell'inquadratura finale, scorgiamo addirittura la Kobe moderna, con i suoi grattacieli luminosi che contrastano terribilmente con gli scenari desolati del dopoguerra. Impossibile, in ogni caso, trattenere le lacrime a più riprese: la visione del film può risultare devastante, se non un vero e proprio pugno nello stomaco, e richiede un po' di tempo per riprendersi pienamente. Ammirevole la cura di regista e animatori nell'attenzione ai dettagli, tanto nella ricostruzione storica-ambientale che nella descrizione delle piccole gioie e dei grandi dolori della vita di questa coppia di bambini: fra le icone della pellicola, la scatoletta di caramelle alla frutta che Setsuko custodisce gelosamente con sé. La storia è tratta da un romanzo semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, pubblicato nel 1967, da cui successivamente sono state realizzate anche due versioni in live action (nel 2005 e nel 2008). Nota: da evitare a tutti i costi la riedizione italiana della Lucky Red (intitolata "La tomba delle lucciole"), perché il nuovo adattamento dei dialoghi a cura di Gualtiero Cannarsi è ridicolo, innaturale e praticamente inascoltabile.

5 commenti:

echse ha detto...

È un film straziante ma bellissimo..la tua recensione e' perfetta.

Marisa ha detto...

La poesia e la bellezza riscattano l'estrema desolazione e tristezza della vicenda: peggio della "piccola fiammiferaia" su cui tutti abbiamo versato fiumi di lacrime...
Dici bene che la guerra è solo un prestesto: l'indifferenza e la mancanza di solidarietà sono sempre presenti tra noi in ogni paese e in ogni luogo. Basta aprire gli occhi.

cecilia ha detto...

la scatoletta delle caramelle resterà per sempre nella mia memoria... belle anche le musiche.
Cecilia

Giovanni ha detto...

Bello e straziante allo stesso tempo... qualcosa di forte ti rimane dentro con il tocco magico della poesia.
Le scene della bambina agonizzante nell'indifferenza del medico, della societa' sono ancora vive nella mia memoria... cartone animato memorabile.

Fabio ha detto...

Non l'ho mai più voluto rivedere, perché questo film è troppo per me. E quando ho fatto vedere i lungometraggi dello Studio Ghibli a mia madre questo glielo ho evitato.
La scena in cui il piccolo protagonista acclama l'arrivo dei bombardieri perché gli consentono di andare a fare sciacallaggio in città è una cosa tremenda.