Tempesta di ghiaccio (Ang Lee, 1997)
Tempesta di ghiaccio (The Ice Storm)
di Ang Lee – USA 1997
con Kevin Kline, Joan Allen
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Rivisto in TV, con Sabrina.
Agli inizi degli anni settanta, in una cittadina del Connecticut, due famiglie dell’alta borghesia vivono una crisi su più livelli. Ambientato in un periodo tumultuoso della storia americana, fra mutamenti politici (in televisione imperano Nixon e il caso Watergate), sociali (è l’epoca della rivoluzione sessuale, degli scambi di coppia e del libero consumo di droghe) e generazionali (l’incomunicabilità fra genitori e figli, le cui esperienze scorrono su binari paralleli), il quinto film di Ang Lee (alla sua seconda regia “occidentale”, dopo “Ragione e sentimento”) è un ritratto profondo ed esistenzialista del malessere “privato” dell’America, scritto da James Schamus (lo sceneggiatore di fiducia di Lee) a partire da un romanzo di Rick Moody. Il sedicenne Paul Hood (Tobey Maguire) torna a casa dal college per trascorrere in famiglia il giorno del Ringraziamento. Il padre, Ben (Kevin Kline), tradisce la moglie Elena (Joan Allen) con l’amica Janey Carver (Sigourney Weaver). Elena, dal suo canto, soffre di depressione e ha inclinazioni cleptomani simili a quelli dell’altra figlia, la quattordicenne Wendy (Christina Ricci), una ribelle in piena tempesta adolescenziale che sta cominciando a scoprire e a sperimentare il sesso con i due figli dei Carver, il curioso e intelligente Mikey (Elijah Wood) e l’apatico e distruttivo Sandy (Adam Hann-Byrd). Noia e disillusione fra gli adulti, confusione e paura fra i ragazzi, portano le due famiglie sull’orlo della catastrofe (esemplare la mancanza di comunicazione fra genitori e figli, perfettamente rappresentata dalla scena in cui Ben prova inutilmente a intavolare un discorso sul sesso con il figlio Paul). Tutti i nodi verranno al pettine nella notte in cui la pioggia e le temperature gelide daranno origine all’insolita “tempesta di ghiaccio” che dà il titolo alla pellicola. Ma la tragedia finale, che si riflette nella gelida indifferenza della natura, potrà forse servire a scuotere almeno in parte le loro coscienze (con il riavvicinamento, finalmente, dei membri della famiglia Hood). La collocazione temporale è rafforzata dall’inserimento nel film di elementi storici, sociali e culturali (Nixon in tv, il film “Gola profonda”, un albo dei “Fantastici Quattro” che Paul legge come metafora del ruolo della famiglia, un manifesto di “Jesus Christ Superstar”, la musica di Frank Zappa e David Bowie). Grandioso il cast, fra attori affermati che danno vita a interpretazioni intense e sofferte (Kline, Allen, Weaver) e giovani promesse che negli anni a venire dimostreranno tutte le loro potenzialità (Ricci, Wood, Maguire, più Katie Holmes e David Krumholtz). L’ottima colonna sonora gioca con le sonorità degli anni settanta, mentre la fotografia di Frederick Elmes contribuisce a creare la giusta atmosfera. E poi c’è la regia di Lee, lucida, con un’ottima direzione degli attori e un fermo controllo sulla materia trattata, a dimostrazione di un talento davvero versatile.
4 commenti:
Un bellissimo film, con un finale a dir poco scioccante ed inaspettato.
Non lo vedo da parecchio tempo e spero presto di poter colmare questa mancanza!
Anch'io non lo vedevo da un po', e l'ho ritrovato bello come sempre.
In più, stavolta mi sono divertito nel vedere volti che ora conosco meglio (Elijah "Frodo" Wood, Tobey Maguire che si legge un albo Marvel anni prima di diventare Spider-Man, ecc.).
bel film.
il mio preferito del sopravvalutatissimo ang lee
Sopravvalutato? Dai primi lavori taiwanesi ("Il banchetto di nozze" e "Mangiare bere uomo donna"), passando per "Ragione e sentimento" e "Brokeback Mountain", di film belli ne ha fatti parecchi, e per me merita tutti i premi che ha vinto, anche considerando la varietà della sua filmografia. Anche "Lussuria" e "Hulk" mi sono piaciuti. Forse di sopravvalutati (ma non certo brutti) ci sono soltanto "La tigre e il dragone" e "Vita di Pi", nei quali comunque la regia e la maestria cinematografica sono ad altissimi livelli.
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