In compagnia dei lupi (Neil Jordan, 1984)
In compagnia dei lupi (The Company of Wolves)
di Neil Jordan – GB 1984
con Sarah Patterson, Angela Lansbury
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Rivisto in DVD, con Giovanni e Paola.
Una ragazzina che abita in una casa nel bosco sogna di vivere in un villaggio medievale di contadini e di trovarsi alle prese con un branco di lupi mannari. La sua storia è inframmezzata dalle favole che le racconta la nonna, anche queste in tema. Tratto da alcuni racconti di Angela Carter (contenuti nell'antologia "La camera di sangue"), che ha contribuito all'adattamento cinematografico (ispirandosi anche a una versione radiofonica precedente), il film è una rivisitazione in chiave gotica e quasi horror della fiaba di Cappuccetto Rosso nella versione di Charles Perrault (anche se non mancano, qua e là, accenni ad altre celebri favole, da Biancaneve a la Bella Addormentata nel Bosco, ad Alice). Inevitabili, e anzi preponderanti, le suggestioni psicanalitiche e le allusioni al tema dello sviluppo della sessualità: la pellicola fa riferimento a più riprese al passaggio all'età adulta, con i lupi mannari che insidiano e in fondo attraggono la bambina che si addentra da sola nel bosco, pur messa in guardia dai genitori e dalla nonna sul "male" che alberga negli stranieri, ovvero negli uomini adulti. Simboli ed elementi come il colore rosso, il sangue sulla neve o i corpi che si trasformano, d'altronde, parlano chiaro. Ambigua e fascinosa l'atmosfera onirica (come detto, tutta la vicenda è in realtà sognata dalla protagonista), con la trasfigurazione dell'infanzia (i giocattoli abbandonati nel bosco, gli animali) e lo sviluppo delle prime pulsioni adulte (il rossetto, lo specchio), ammantate da una sorta di realismo magico che a tratti ricorda certe pellicole dell'est europeo (Švankmajer, Jireš: il film è particolarmente debitore a "Le fantasie di una tredicenne" di quest'ultimo). Non eccelsi gli effetti speciali (siamo nell'era pre-digitale): le trasformazioni degli uomini in lupi, per esempio, risultano inferiori a quella vista tre anni prima ne "Un lupo mannaro americano a Londra". Nel cast, anche Terence Stamp e Stephen Rea (habitué, quest'ultimo, del regista).
8 commenti:
Questo lo vidi da ragazzino, se non ricordo male, c'era una sequenza (una tavolata di lupi?) che mi fece anche un certo effetto. Devo recuperarlo di nuovo!
Che film! Uno spasso: ogni scena, commentavamo anche ieri, ha un doppio significato, per nulla celato - come invece nella storia originale di "cappuccetto rosso". Una chiave di lettura molto esplicita ed interessante. Effettivamente la carenza di effetti speciali rendeva alcune sequenze un po' grottesche e comiche... cmq decisamente OK!
Giovanni
visionesospesa: La scena cui ti riferisci è quella della tavolata di nobili che si trasformano in lupi mentre mangiano: una sequenza degna de "La città incantata" di Miyazaki! ^^ Ma non è l'unica scena che, a un bambino, può fare effetto....
Giovanni: Forse un limite del film è proprio quello di insistere troppo sul significato psicanalitico e sessuale che, appunto, non è "per nulla celato". Un po' più di ambiguità magari gli avrebbe giovato. Comunque l'atmosfera onirica e fiabesca ha il suo fascino.
Ri-visto di recente. Mi fa sempre un'ottima impressione. "Le fantasie di una tredicenne" è un capolavoro. Grandi debiti alla tradizione slava sulle tematiche del bosco e del lupo. Buon film. Finale disturbante. Mi inquieta ogni volta. Bellissima l'idea dell'auto bianca che sbuca dal nulla in mezzo al bosco.
La scena dell'auto del diavolo, in effetti, è spiazzante, perché non capisci subito se sei ancora nel sogno o nella "realtà" moderna.
Volevo sottolineare una cosa che nella recensione non ho menzionato: la sorella maggiore della protagonista si chiama Alice, e non a caso è la prima che lei nel sogno "fa uccidere" dai lupi...
Film notevole che coglie già dall'impostazione onirica il profondo legame tra "sogno" e "fiaba". Si tratta infatti dello stesso materiale inconscio che a livello individuale si manifesta come sogno e,a livello collettivo, come fiaba o mito. Il livello individuale poi si innesta sempre su uno schema "archetipico", perchè l'istinto sessuale è il maggior portatore di pulsioni che affondano negli strati più profondi e primordiali e quindi molto vicini alla parte "animale e ferina" dell'uomo.
Ci sarebbe molto da dire su "Cappuccetto rosso", che non a caso è stata una favola molto usata dagli psicoanalisti,sia freudiani che junghiani(v. Bruno Bettelheim e M.L. Von Franz)e a cui rimando.
Vorrei aggiungere, come spunto personale, il diverso atteggiamento nel film della madre rispetto a quello della nonna, rispetto alla sessualità. Mentre la madre spiega alla figlia che il padre non le ha fatto male perchè "c'è un corrispettivo femminile all'aspetto lupo del maschile", la nonna (grand-mère in francese) incarna l'ultimo residuo della "Grande madre", il femminile onnipotente, Signora degli animali e della natura, ormai depotenziata dal Patriarcato e quindi ostile al maschile sentito come estraneo e sopraffattore. Ma il discorso sarebbe troppo lungo...
Da notare comunque che la madre riconosce la figlia-lupo e impedisce al padre di ucciderla, mentre la nonna viene "fatta fuori" (non serve più?) come ostacolo alla pulsione, che aveva cercato ambivalentemente di allontanare proteggendo la ragazza con una mantellina che però col suo colore rosso acceso (colore della passione e del sangue) non può non richiamare l'attenzione del "lupo".
Riflessioni interessanti! Questo film è qualcosa di più di una semplice rilettura horror di "Cappuccetto rosso", e tutti i simboli e gli elementi che contiene suggeriscono un'analisi a più livelli del tema della nascita della sessualità femminile...
Tutte le vere favole in realtà sono un pò horror in quanto contengono ed esorcizzano proprio le peggiori paure e quindi gli "orrori" che attanagliano l'inconscio dei bambini e perciò sbagliano quelli che vogliono edulcorarle.
Cappuccetto rosso in particolare rende giustizia sia alle paure primordiali della "fase orale" in cui la sessualità è ancora sepolta nelle fantasie di incorporazione e di sbranamento ("ti voglio tanto bene da mangiarti...), sia a quelle adolescenziali del "rapimento e sopraffazione" da parte di un maschile numinoso, che ha il suo centro archetipico e mitologico nella vicenda di Core- Persefone rapita da Ade, il potente Dio degli Inferi.
Da notare inoltre come in questo film, agli occhi della sorella minore, la scomparsa della maggiore, Alice, è sentita come una morte violenta ad opera del rapimento e sopraffazione di un "lupo", mentre probabilmente si tratta del matrimonio stesso della sorella, vestita di bianco come una sposa e partita poi con l'estraneo, il marito. Ogni matrimonio è sentito dall'inconscio anche come una morte perchè la fanciulla "muore" per trasformarsi in donna, ma questo comporta l'uscita dalla casa paterna e la "perdita" della figlia.
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