Vita di Pi (Ang Lee, 2012)
Vita di Pi (Life of Pi)
di Ang Lee – USA 2012
con Suraj Sharma, Irrfan Khan
**1/2
Visto al cinema Colosseo (in 3D), con Sabrina, Marco ed Eleonora.
L'indiano Piscine Molitor Patel (che prende il suo bizzarro nome da una piscina di Parigi), detto "Pi", racconta a uno scrittore – giunto da lui in cerca di materiale per un libro – l'incredibile vicenda che lo ha visto protagonista da giovane. Sin da adolescente, nella sua ricerca di spiritualità, era entrato in contatto – oltre che con l'induismo – anche con il cristianesimo e l'islam, finendo con l'abbracciare tutte e tre le religioni. Durante un viaggio per mare verso il Canada con la sua famiglia (il padre, proprietario di uno zoo, aveva deciso di trasferire la sua attività oltreoceano, portando con sé tutti gli animali), la nave su cui era a bordo viene investita da una tempesta e fa naufragio, e Pi si ritrova su una scialuppa di salvataggio insieme a Richard Parker, una feroce tigre del bengala. Navigherà in mezzo all'oceano per diversi mesi, sopravvivendo grazie a mille risorse e alla forza di volontà, lottando contro la fame e la sete e cercando in ogni modo di tenere a bada – e in vita – l'animale, prima di approdare sano e salvo sulla terraferma. Tratto dal romanzo omonimo di Yann Martel, il film affascina per la bellezza delle immagini (difficile togliersi dalla mente le distese marine e gli straordinari incontri notturni con le meduse o la balena) e la consueta capacità affabulatoria di Ang Lee (che lo ha diretto dopo gli iniziali rifiuti di M. Night Shyamalan, Alfonso Cuarón e Jean-Pierre Jeunet). Convince meno invece quando vorrebbe emozionare o – peggio ancora – far riflettere sull'esistenza (o meno) di Dio. Agli ufficiali giapponesi della compagnia di navigazione che gli chiedono di raccontare la sua avventura, infatti, Pi fornisce due versioni diverse: quella fantastica e inverosimile che anche noi spettatori abbiamo visto sullo schermo, e una alternativa, più credibile e prosaica, in cui il ragazzo si trova sulla scialuppa in compagnia del cuoco di bordo (interpretato da Gérard Depardieu) e da altri due passeggeri che il cuoco uccide per nutrirsi della loro carne. Al termine del racconto, il ragazzo domanda agli ufficiali quale delle due storie preferiscano. E poiché non è possibile dimostrare quale sia quella vera (né la cosa è rilevante per determinare la causa del naufragio), essi scelgono quella "più bella", ossia quella con la tigre. La fede in Dio, cioè la decisione di credere nella sua esistenza, secondo Pi agisce nello stesso modo: un mito, si sa, ha più fascino rispetto alla cruda realtà dei fatti. Ma il fardello teologico e filosofico, peraltro banalotto, appesantisce un film che dal punto di vista del comparto tecnico è invece un vero gioiellino: ottimi, per esempio, gli effetti visivi (la tigre e gli altri animali sono ovviamente digitali), il cui ampio utilizzo – per non parlare della scelta del 3D – ha portato i geni del marketing a pubblicizzare la pellicola come "Il nuovo Avatar". Curiosamente, proprio la consapevolezza di aver assistito a una finzione cinematografica cancella in parte l'ambiguità del finale (e guarda caso, la seconda versione della storia non viene mostrata per immagini ma soltanto narrata a parole del protagonista).
3 commenti:
A me è piaciuto moltissimo: nella perfetta tradizione hollywoodiana ha mescolato abilità tecnica, toni edificanti e american dream.
Secondo me, alla fine, ci sta tutto e gli perdono anche l'ambizione religiosa e filosofica.
Non nego che sia molto bello e persino affascinante a livello visivo (d'altronde Ang Lee è un signor regista), ma quel sovratesto religioso non mi va proprio giù, non fosse altro perché è di una banalità sconcertante...
Aggiornamento Oscar: “Vita di Pi” ha vinto quattro statuette (più di ogni altro film in questa edizione), fra cui quella per il miglior regista. È la seconda volta che Ang Lee vince il premio, dopo “Brokeback Mountain” (due Oscar che, sommati a quello per il miglior film straniero de “La tigre e il dragone”, ai due Leoni d’Oro per “Brokeback” e “Lussuria” e ai due Orsi d’Oro per “Il banchetto di nozze” e “Ragione e sentimento”, lo rendono uno dei registi viventi più premiati in assoluto). Gli altre tre premi per “Vita di Pi” sono stati quelli per la fotografia, gli effetti visivi e la colonna sonora.
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