20 aprile 2012

Che ora è laggiù? (Tsai Ming-liang, 2001)

Che ora è laggiù? (Ni na bian ji dian, aka What time is it there?)
di Tsai Ming-liang – Taiwan 2001
con Lee Kang-sheng, Chen Shiang-chyi
***

Rivisto in DVD.

Il giovane Hsiao-kang (Lee) vende orologi da polso per le strade di Taipei. Shiang-chyi (Chen), una ragazza che sta per partire per Parigi, gliene compra uno, proprio quello che lui portava al polso. Il ragazzo ne rimane ossessionato, e da allora comincia a spostare le lancette di tutti i suoi orologi (e anche di quelli per le strade) sul fuso orario della Francia. Nel frattempo sua madre si convince che il marito, morto da poco, sia ritornato in casa sotto forma di fantasma, mentre Shiang-chyi vaga per una Parigi inospitale e rumorosa, alla disperata ricerca di un contatto umano. Come in "Vive l'amour", Tsai racconta la storia di tre solitudini, tre esistenze sperdute alla ricerca di qualcosa di impalpabile e indefinito, e lo fa attraverso il consueto stile lento e rarefatto, che sembra dipanarsi su un piano di esistenza separato dal resto del mondo, dando vita a una sorta di assurdo melodramma esistenziale dove l'esplorazione dei sentimenti avviene non attraverso i dialoghi o una trama, ma per mezzo di gesti, silenzi, l'impietosa osservazione del corpo (e delle sue funzioni), sguardi intensi e lacrime di tristezza. La mancanza di una colonna sonora musicale allontana ancora di più il film dalle normali consuetudini cinematografiche, permettendogli di concentrarsi su legami fra i personaggi tanto intensi quando monodirezionali o mai dichiarati (quello di Hsiao-kang per Shiang-chyi, con cui ha scambiato solo qualche parola; quello della madre per il fantasma del marito, di cui il grande pesce bianco nell'acquario di casa è una sorta di avatar; quello di Shiang-chyi per una Parigi che appare tutt'altro che "turistica"). Al quinto lungometraggio (una coproduzione: il direttore della fotografia è francese, Benoît Delhomme), a questo punto è evidente che il personaggio incarnato da Lee Kang-sheng è sempre lo stesso: lo conferma il fatto che anche la madre e il padre sono interpretati dagli stessi attori di "Rebels of the Neon God" e "The river", rispettivamente Lu Yi-ching e Miao Tien; quest'ultimo qui appare solo nella sequenza introduttiva, prima della morte, e poi – a sorpresa – in quella finale ed enigmatica, quando lo ritroviamo – in carne e ossa o come presenza invisibile? – a Parigi. I film di Tsai sono dunque tanti tasselli di un unico mosaico che porta avanti l'esistenza di un alter ego dell'attore – o forse dello stesso regista –, un po' come avveniva nelle pellicole di François Truffaut con Jean-Pierre Léaud nei panni di Antoine Doinel: un paragone non azzardato, visto che proprio in questo film Tsai rende esplicito l'omaggio alla nouvelle vague. Nel suo tentativo di trasferirsi "spiritualmente" a Parigi, infatti, Hsiao-kang si dedica alla visione di film francesi e in particolare a quella de "I quattrocento colpi" di Truffaut, di cui vediamo alcune sequenze con Léaud da bambino. E contemporaneamente, a Parigi, Shiang-chyi si ritrova su una panchina in un cimitero seduta proprio a fianco dell'attore ormai invecchiato (che sia lui o semplicemente qualcuno che ha lo stesso nome, poco importa: nei film di Tsai gli attori e i personaggi si confondono e si identificano fra loro, tanto che i loro nomi spesso coincidono). Quello con Jean-Pierre, comunque, è solo uno dei tanti incontri bizzarri, insoliti o stralunati – spesso permeati da una strana ironia astratta – che i tre protagonisti fanno durante la pellicola, la quale culmina nella notte in cui tutti e tre avranno una sorta di inatteso, catartico o disperato rendez-vous erotico (Hsiao-kang in macchina con una prostituta che, la mattina dopo, gli ruberà la valigia con gli orologi; la madre in casa con il "fantasma" del marito, al cui arrivo si era lungamente preparata; Shiang-chyi in una stanza d'albergo con una turista hongkonghese – interpretata da Cecilia Yip – conosciuta per caso la sera prima). Ritroveremo Hsiao-kang nei lavori successivi di Tsai, il cortometraggio "The skywalk is gone" e i lungometraggi "Goodbye, Dragon Inn" (del quale la scena in cui il ragazzo si reca al cinema è quasi un'anticipazione), "Il gusto dell'anguria" e "I don't want to sleep alone" (che dovrebbe uscire fra circa un mese – con solo sei anni di ritardo! – nelle sale italiane). Con una didascalia sui titoli di coda, il regista dedica il film "a mio padre, e al padre di Hsiao-kang".

3 commenti:

giuseppe marino ha detto...

davvero esce i don't want to sleep alone? e poi dicono che è tsai, ad essere lento :)

Christian ha detto...

Su MyMovies indicano come data d'uscita il 21 maggio 2012:

http://www.mymovies.it/film/2006/idontwanttosleepalone/

...sarà vero? ^^

Christian ha detto...

Mi sa che era troppo bello per essere vero: dell'uscita in sala non se ne parla più... :(