Prima della rivoluzione (B. Bertolucci, 1964)
Prima della rivoluzione
di Bernardo Bertolucci – Italia 1964
con Francesco Barilli, Adriana Asti
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Visto in divx, con Marisa.
Ambientato a Parma all’inizio degli anni sessanta, il secondo lungometraggio di Bertolucci – all’epoca ventitrenne – è il suo primo film veramente “personale” (la pellicola precedente, “La commare secca”, era ancora troppo pasoliniana): non solo perché si svolge nella sua terra, ma anche e soprattutto perché fonde e mescola – come accadrà in tutta la filmografia successiva del regista emiliano – il tema dell’impegno e dell’ideologia politica con quello dell’esistenzialismo, del cambiamento, dei sentimenti e delle relazioni personali e individuali. Il titolo proviene da una citazione di Tayllerand: “Chi non ha conosciuto la vita prima della rivoluzione non sa cos’è la dolcezza del vivere”. Il giovane Fabrizio (Francesco Barilli), di famiglia borghese ma di idee comuniste, vive la contraddizione di far parte di una comunità dove persino i proletari aspirano a integrarsi nel sistema anziché, come un tempo, a "rompere le catene". Scosso dalla morte improvvisa dell’amico Agostino, annegato nel Po, si innamora della sua giovane zia Gina (Adriana Asti), con la quale stringe un’intensa e segreta relazione. Anche la donna è in fuga (da sé stessa, da Milano) e in cerca di qualcosa che non riesce ad afferrare (scopriremo più avanti che è in cura da uno psicanalista, probabilmente Cesare Musatti, con cui proprio la Asti era in analisi: “lei ha la febbre dei nervi, io la febbre del presente”, dirà il ragazzo) ma la sua storia "rivoluzionaria" con il nipote non è destinata a durare. Quando Fabrizio si renderà conto che è impossibile conciliare le idee che gli stanno a cuore con il tessuto sociale in cui vive, abbandonerà l’impegno politico e tornerà nell’alveo della “normalità", accettando di sposare la ragazza cattolica e di buona famiglia che fin dall’inizio gli era stata predestinata (“Per me l'ideologia è stata una vacanza, una villeggiatura. Credevo di vivere gli anni della rivoluzione, e invece vivevo gli anni prima della rivoluzione”). Oltre che per i contenuti (che per certi versi sembrano anticipare le inquietudini de "I pugni in tasca" di Bellocchio), il film si differenzia da Pasolini anche per lo stile, chiaramente debitore verso i maestri della nouvelle vague: debito che viene riconosciuto nella scena in cui l’amico cinefilo di Fabrizio (interpretato da Gianni Amico, co-sceneggiatore del film) afferma – dopo aver visto “La donna è donna” di Godard – che “lo stile è un fatto morale” (e che “non si può vivere senza Rossellini”). Un altro omaggio metacinematografico è dato dalla sequenza della "camera ottica", dove il mondo esterno è osservato attraverso il riflesso in uno specchio, l'unica a colori in un film per il resto in bianco e nero. Da notare che i nomi dei personaggi sono gli stessi dei protagonisti de “La certosa di Parma” di Stendhal. La colonna sonora di Ennio Morricone è integrata dal jazz di Gato Barbieri, da un paio di canzoni di Gino Paoli e, nel finale, dal Macbeth di Verdi in scena al Teatro Regio, cui Fabrizio assiste dal palco di famiglia della sua fidanzata. Nel cast, diversi attori non professionisti: Cesare, l’ideologo comunista che fa anche il maestro elementare (e che nel finale legge ai suoi alunni “Moby Dick”, simbolo di una ricerca eterna e impossibile) è interpretato dal critico cinematografico Morando Morandini; Puck, il proprietario terriero che rimpiange i tempi andati, è Cecrope Barilli, curiosamente omonimo di un pittore parmense dell'ottocento di cui Francesco Barilli, il protagonista del film, è il nipote. Ma Puck è un nome shakespeariano, e Shakespeare fa subito venire in mente un parallelo fra Fabrizio ed Enrico V...
6 commenti:
Effettivamente per apprezzare fino in fondo questo film bisogna contestualizzarlo e ripescarne tutte le risonanze e i futuri sviluppi.
Tra i collegamenti metterei anche la notevole somiglianza di Agostino con Andy Warhol...
Il tema archetipico del giovane rampollo che dopo una fase giovanile all'opposizione, rientra nei ranghi delle aspettative paterne ed ambientali, superbamente trattato da Shakespeare, non ha mai smesso di esaurirsi e Pasolini nella famosa lettera agli studenti ne dà la conferma.
L'attore che intepreta Agostino (Allen Midgette), che fra l'altro è apparso anche in altri film di Bertolucci – "La commare secca" (il giovane soldato), "Strategia del ragno" (il marinaio), "Novecento" (il vagabondo che si autoaccusa dell’omicidio del bambino) – in effetti ha collaborato con Warhol e in alcune occasioni lo ha persino impersonato.
Cito dal sito www.warholstars.org :
OCTOBER 1967: ALLEN MIDGETTE IMPERSONATES ANDY WARHOL.
Andy got into trouble when he sent ALLEN MIDGETTE out to colleges in Utah and Oregon for public appearances as Andy. The colleges didn't realize it was somebody else until four months later when somebody at one of the colleges compared a photo that appeared in the Voice with one that he’d taken of Allen on the podium. Andy had to go back to the colleges and appear as himself.
Traduzione:
OTTOBRE 1967: ALLEN MIDGETTE IMPERSONA ANDY WARHOL.
Andy finì nei guai quando inviò Allen Midgette in alcuni college in Utah e Oregon per apparire in pubblico al suo posto. I college non si resero conto che si trattava di qualcun altro fino a quattro mesi più tardi, quando qualcuno confrontò una foto apparsa sulla rivista "Voice" con una che aveva scattato di Allen sul podio. Andy dovette tornare nei college e mostrarsi di persona.
la somiglianza con Henry V c'è, e ancora di più i rimandi a Stendhal, sui quali spiega qualcosa Bertolucci nell'intervista che c'è sul dvd. Però su tutto prevale il discorso politico, ancora importante anche oggi per esempio nel finale alla Festa dell'Unità quando ci si chiede (me lo sono chiesto anch'io, tante volte) come sia compatibile l'adesione a modi di vita consumistici da parte di gente che dovrebbe essere impegnata a migliorare la società...
La scena della festa dell'Unità è molto interessante, infatti, con le operaie intente a discutere non della propria condizione ma della morte di Marilyn Monroe...
Uno dei miei film italiani preferiti. Mi ha stregato fin dalla prima visione, non abbandonandomi mai più. Grazie della recensione!
Prego! ^^ Per me era questa la prima visione, invece. Ma prima o poi cercherò di rivederlo...
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