Per qualche dollaro in più (S. Leone, 1965)
Per qualche dollaro in più
di Sergio Leone – Italia/Spa/Ger/USA 1965
con Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volontè
***1/2
Rivisto in DVD con Giovanni, Rachele, Paola, Eleonora e Ginevra.
Il "monco" e il Colonnello Douglas Mortimer sono due bounty killer sulle tracce dell'Indio, un criminale infido e senza scrupoli, da poco evaso di prigione, che sta progettando di compiere una spettacolare rapina alla ricca banca di El Paso. Dopo le iniziali incomprensioni, i due decidono di allearsi per sgominare la banda dell'Indio: ma se il primo è mosso soltanto dal desiderio di mettere le mani sulle taglie dei banditi, il Colonnello ha motivazioni diverse e più profonde. Lo scontro finale avverrà nel villaggio di frontiera dove l'Indio e i suoi uomini si sono rifugiati dopo aver portato a termine la rapina. Tornato al western dopo l'inatteso e straordinario successo di "Per un pugno di dollari" (del cui titolo fa un ironico upgrade: stavolta i dollari sono ben di più di un "pugno"), Leone cambia produttori (si affida ad Alberto Grimaldi, ma nell'operazione vengono coinvolti anche gli americani della United Artists), assolda lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni (già collaboratore di Germi e Monicelli) e sforna quello che a posteriori sarà ricordato come il secondo capitolo della cosiddetta "trilogia del dollaro": se nel primo film il protagonista unico e assoluto era Clint Eastwood, qui gli si affianca un secondo personaggio, il freddo cacciatore di taglie nerovestito e interpretato da Lee Van Cleef (scelto a pochi giorni dall'inizio delle riprese, dopo che Henry Fonda, Charles Bronson e Lee Marvin non si erano resi disponibili), che rimane impresso nella memoria dello spettatore persino più del compagno, anche perché – a differenza dell'"uomo senza nome" – possiede un background e ha dunque delle motivazioni più concrete per affrontare l'antagonista di turno (il cui ruolo, come nella pellicola precedente, è ricoperto dall'ottimo Gian Maria Volontè); nel terzo film della trilogia, "Il buono, il brutto, il cattivo", da due protagonisti si passerà a tre, con Eli Wallach che si affiancherà a Eastwood e a Van Cleef.
La trama è più complessa rispetto a quella – stilizzata e lineare – di "Per un pugno di dollari", con continui colpi di scena, capovolgimenti e cambi di situazione, e anche i legami fra i personaggi vengono analizzati con maggiore profondità: oltre al rapporto fra i due protagonisti/rivali, uno giovane e uno anziano, è da segnalare la marcata caratterizzazione del "cattivo", intelligente e calcolatore, traditore al punto da voler ingannare i suoi stessi uomini, ma anche tossicodipendente e a sua volta ossessionato da un delitto commesso in passato che torna di frequente a far capolino nei suoi sogni e nella sua memoria. Alcuni personaggi minori restano a livello di macchiette (la proprietaria dell'albergo dove alloggia Clint Eastwood, il bambino che gli dà informazioni, il vecchio "profeta"), mentre fra i membri della banda di Gian Maria Volontè spicca il "gobbo" interpretato da Klaus Kinski (d'altronde fra i coproduttori figurava anche una società tedesca). Meravigliose le location: dalla chiesa sconsacrata che funge da rifugio alla banda dell'Indio, agli scenari messicani (in realtà anche questo film venne girato in Spagna). Anche lo stile di Leone si affina, culminando in sequenze di grande impatto come quella della rapina alla banca e naturalmente nel duello finale fra Van Cleef e Volontè nel piazzale del pueblo, scandito dal suono del carillon dell'orologio da tasca che lega tragicamente il passato dei due personaggi (davvero memorabile, a questo proposito, la musica di Ennio Morricone, che parte proprio dal semplice campanello del carillon per ricamarci su un tema trascinante). Non mancano, infine, sequenze ciniche e umoristiche: su tutte la conta dei cadaveri nella scena finale.
4 commenti:
un pensiero che mi è appena venuto in mente: che forse la scena del duello alla pistola di Barry Lyndon, nel finale, deve molto ai film di Leone (Kubrick guardava tutto, e prendeva nota).
Quanto a Kinski, lo sguardo che rivolge a Clint Eastwood vale da solo la visione del film! Mi è sempre dispiaciuto molto che lo facciano fuori subito, troppo presto! (mi sa che la pensano tutti così)
Sì, forse per la lunga tensione che precede il colpo (poi uno sparo e finisce subito tutto). Leone è un maestro in queste cose, e si supererà ancora con il "triello" de "Il buono, il brutto, il cattivo" e soprattutto con lo scontro finale fra Charles Bronson e Henry Fonda in "C'era una volta il west".
Quanto a Kinski, in effetti è un vero peccato che muoia a metà film. Ma anche con poche sequenze riesce a caratterizzare molto bene il suo personaggio...
forse tra i western di leone questo è quello meno riuscito (anche se forse è quello che danno più in televisione), e comunque è un grande film, ricco di sequenze leggendarie (eastwood che spara al cappello di van cleef, tutta la parte finale nella città fantasma). E poi c'è la solita colonna sonora di Morricone, incredibile.
Rispetto agli altri western di Leone è forse un po' meno 'compatto' e per certi versi anche meno originale, ma è comunque così ricco di scene memorabili e di trovate da essere sempre molto piacevole da guardare. E il personaggio interpretato da Lee Van Cleef, con il suo amaro passato, è davvero indimenticabile.
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