Ombre ammonitrici (A. Robison, 1923)
Ombre ammonitrici (Schatten - Eine nächtliche Halluzination)
di Arthur Robison – Germania 1923
con Fritz Kortner, Ruth Weyher
**1/2
Visto su YouTube.
Nella casa di un ricco gentiluomo e della sua bella moglie giungono alcuni ospiti per cena: ma il padrone di casa si strugge di gelosia perché è convinto che la donna lo tradisca con uno degli invitati. Attraverso il suo spettacolo di ombre cinesi, un misterioso artista ambulante mostrerà a tutti una visione di quelle che potrebbero essere le tragiche conseguenze delle loro azioni. Fra Dickens e "Caligari", un film muto che si iscrive nel solco dell'espressionismo tedesco con la sua commistione fra realtà e fantasia, e che affronta il tema delle "ombre" su più piani: quelle dell'inconscio e dell'animo umano (la gelosia, il tradimento, la vendetta), che la magia – o l'ipnotismo – del bizzaro teatrante lascia libere di scatenarsi fino alle più cruente conseguenze; e quelle del mondo reale, specchio o distorsione della realtà, con le quali la regia gioca in continuazione, proiettandole sui muri dietro i personaggi (che sono illuminati dal basso) e di volta in volta minacciose, allusive o ironiche (con finezze come le scene in cui gli ospiti si divertono ad "accarezzare" l'ombra della donna, mentre il marito crede che la stiano davvero toccando; quella in cui la luce della candela rivela la sua silhouette dietro i vestiti mentre balla; o ancora quella in cui il marito vede la propria testa "adornata" dalle corna appese al muro). Persino i "capitoli" in cui è diviso il film sono indicati dall'ombra di una mano con una, due o tre dita sollevate. L'impianto scenico della pellicola è molto teatrale, sin dai titoli di testa dove i personaggi sono presentati al pubblico sul palco di un teatrino, e le scenografie e i buffi costumi sono decisamente ottocenteschi; ma la resa cinematografica è garantita dagli effetti visivi (i giochi di ombre, appunto, già usati in chiave suggestiva dalla settima arte sin dai tempi de "I prevaricatori" di Cecil B. DeMille) che contribuiscono alla descrizione di un ambiente dove le convenzioni sociali e borghesi lasciano via via il posto alla decadenza, all'erotismo, alla violenza e al sadismo. Nel cast, anche Gustav von Wangenheim (il giovane amante) e Alexander Granach (l'artista delle ombre), entrambi già nel "Nosferatu" di F.W. Murnau. Da notare che in tutta la pellicola non c'è alcun cartello di dialogo. Il titolo originale recita "Ombre – Un'allucinazione notturna".
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