Arrivederci ragazzi (L. Malle, 1987)
Arrivederci ragazzi (Au revoir les enfants)
di Louis Malle – Francia/Germania 1987
con Gaspard Manesse, Raphaël Fejtö
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Rivisto in divx, con Marisa.
Per il Giorno della Memoria, ho rivisto questo classico film di Louis Malle, vincitore fra l’altro del Leone d’Oro al Festival di Venezia. Nell’inverno del 1943, nella Francia occupata dai tedeschi, il piccolo Julien Quentin è inviato dalla sua famiglia a frequentare un collegio religioso. Qui stringe una profonda amicizia con il coetaneo Jean Bonnet, il cui vero nome è Jean Kippelstein: si tratta infatti di un ebreo, accolto sotto falso nome dal direttore del collegio per proteggerlo dalle persecuzioni naziste. Ma sarà tutto inutile, visto che una mattina di gennaio la Gestapo farà irruzione nell’istituto e porterà via Jean insieme ad altri due ragazzi e al direttore della scuola (che saluterà gli alunni con la frase che dà il titolo alla pellicola). Ispirato a un’esperienza vissuta in prima persona dal regista (che a 11 anni fu testimone di eventi del tutto simili a quelli descritti sullo schermo), attraverso i dispetti e l’amicizia dei bambini il film fa riflettere sull’insensatezza dell’odio degli adulti e delle tragedie della storia. La cura nella descrizione delle dinamiche e delle psicologie infantili (che fa accomunare il film a tante altre pellicole francesi ambientate in scuole o collegi, da “Zero in condotta” a “I quattrocento colpi”, da “Essere e avere” al recente “La classe”) si sposa con la descrizione dell’Olocausto da un punto di vista personale e individuale, rendendo la tragedia ancora più ingiusta, assurda e incomprensibile perché osservata con gli occhi di un bambino. Da notare che si tratta di una coproduzione franco-tedesca. Malle aveva già affrontato il periodo storico e il tema del collaborazionismo nel precedente "Cognome e nome: Lacombe Lucien".
6 commenti:
Certamente i registi francesi hanno un tocco speciale per rendere il mondo dei ragazzi, senza smancerie e sentimentalismi, ma con un tocco poetico e una rara capacità di adesione alla realtà vista con gli occhi di allora.
Questo film ne è la conferma e rimane impresso, pur nella sua marginalità al mondo della guerra e della violenza perchè quasi tutto girato dentro il collegio che dovrebbe proteggere i ragazzi dalla follia dei grandi e le loro guerre, più di tanti resoconti direttamente ambientati nei ghetti o nei campi di sterminio.
E' proprio lo sguardo finale di Julien, quasi incredulo, la miglior testimonianza di fronte all'insensatezza di tali tragedie.
A volte i film su questi argomenti ricorrono ai bambini come puro espediente retorico. In questo caso, invece, la scelta è davvero efficace per mostrare quanto la follia dell'uomo sia incomprensibile e assurda. Un adulto può anche sforzarsi di trovare qualche giustificazione alle proprie azioni, un bambino ne vede più facilmente tutta la follia e l'ingiustizia.
Bel film, davvero. L'analisi del mondo dei bambini è acuta e sincera.
Infatti! E non bisogna dimenticare il fatto che gli eventi narrati sono in parte autobiografici.
ho visto quel film tanto tempo fa, eppure quello sguardo finale mi è rimasto stampato nella memoria.
Malle è un grande, gli sono riconoscente per il suo film Vanja della 42 strada!
Io l'ho visto per la prima volta da bambino, quando uscì: fui portato al cinema con la scuola. Mi era rimasto molto impresso, ma finora non l'avevo più rivisto...
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