Miracolo a Le Havre (Aki Kaurismäki, 2011)
Miracolo a Le Havre (le Havre)
di Aki Kaurismäki – Finlandia/Francia/Germania 2011
con André Wilms, Kati Outinen
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Visto al cinema Apollo.
L'anziano Marcel Marx è un ex scrittore ed artista (il personaggio, il cui nome è ispirato a quello di Karl Marx, era già apparso in un precedente film di Kaurismäki, "Vita da Bohème") che ora si guadagna da vivere come lustrascarpe nella città portuale di Le Havre, in Normandia. In un momento di crisi, alle prese con una grave malattia della moglie, Marcel accoglie in casa propria il piccolo Idrissa, immigrato clandestino ricercato dalla polizia, e lo aiuta a raggiungere la madre a Londra, grazie anche alla solidarietà degli altri abitanti del quartiere. Descritto dallo stesso regista come "una storia universale che poteva essere ambientata in qualsiasi paese d’Europa" (tant'è che inizialmente la sua idea era quella di girare la pellicola in una città del Mediterraneo, in Italia o in Spagna: ma poi ha scelto Le Havre, la città dove Marcel Carné aveva ambientato "Il porto delle nebbie" con Jean Gabin), il film ha i toni della favola (da qui il finale lieto, anzi "miracoloso" come suggerisce il titolo italiano; e a dire il vero i miracoli sono tre: a quelli che riguardano il bambino e la moglie del protagonista si aggiunge la fioritura del ciliegio fuori stagione) e affronta in maniera delicata e poetica i temi della solidarietà, dell'amore, dell'amicizia e della vecchiaia. A un nucleo realistico, incentrato su un tema di forte attualità come l'immigrazione clandestina in Europa (si pensi alle amare riflessioni del giovane vietnamita che vive sotto falso nome), il regista finlandese innesta come suo solito una caratterizzazione dei personaggi sensibile e poetica, piccoli tocchi di humour surreale (l'ispettore con l'ananas), ingredienti conviviali come cibo, alcool e musica, e la capacità di rendere vivo l'ambiente nel quale si svolge la storia. Come sempre, i suoi personaggi sono laconici e non lasciano trasparire le emozioni in volto (la più espressiva di tutti è la cagnetta Laika!). Fra gli attori, oltre agli habitué kaurismäkiani André Wilms e Kati Outinen, da segnalare Jean-Pierre Léaud nell'ingrato ruolo del vicino delatore e Jean-Pierre Darroussin in quello dell'ispettore Monet, forse ispirato all'investigatore Petrovič di "Delitto e castigo". Ma gli omaggi non finiscono qui: i nomi di molti personaggi fanno riferimento alla cinematografia francese del passato (Marcel Carné, Arletty, Jacques Becker): e in effetti, pur se ambientato ai giorni nostri, l'atmosfera del film è particolarmente retrò (abiti, automobili, oggetti sembrano risalire a parecchi decenni fa). A questo contribuisce anche l'ottima fotorgafia di Timo Salminen, che dona una qualità quasi pittorica a parecchie scene. Il cantante Roberto Piazza, alias "Little Bob" è una celebrità locale: Le Havre ha infatti conquistato Kaurismäki anche per la sua vivace scena musicale ("È come la Memphis francese", ha dichiarato, "e Little Bob è il suo Elvis").
6 commenti:
Chi se lo sarebbe immaginato un Kaurismaki che crede ai miracoli e per di più conservando la stessa secchezza quasi inespressiva dei suoi mitici attori e dei suoi telegrafici colloqui?
Forse proprio per questo rigore assoluto i miracoli non cadono nella banalità della consolazione a buon mercato.
Probabilmente con Miracolo a Le Havre, la maniera di fare cinema di Kaurismaki raggiunge l'esempio più alto; i dialoghi sono ridotti al minimo, i personaggi non hanno nessuna vigoria fisica e sono, se possibile, ancora più statici del solito, tanto da sembrare in parecchie inquadrature attori di fotoromanzi, con lo spettatore che attende da un momento all'altro la comparsa della nuvoletta con impressa la scritta della frase pronunciata.
Visto al FilmFest di Monaco di Baviera, un bel film ma secondo me Kaurismäki ha fatto di meglio (L'uomo senza passato).
In realtà di film belli ne ha fatti tanti. Fra i miei preferiti ci sono "Nuvole in viaggio" e il mitico "Leningrad Cowboys Go America" ^^!
Grandissimo Kaurismaki, questo non me lo devo perdere!
Un film che celebra il cinema, impensabile gustarlo in tv, probabilmente sembrerebbe insulso se privato dei particolari e soprattutto delle luci e ombre. Imperdibile la camminata di Marcel ripreso dal basso lungo i corridoi dell'ospedale, giustamente impassibile dato che il finale gli darà ragione!
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