Ma che siamo tutti matti? (Jamie Uys, 1980)
Ma che siamo tutti matti? (The gods must be crazy)
di Jamie Uys – Sudafrica/Botswana 1980
con Marius Weyers, Sandra Prinsloo, N!xau
**1/2
Visto in divx, con Marisa.
La caduta di una bottiglietta vuota di Coca-Cola, lanciata da un aereo che stava sorvolando il deserto del Kalahari, porta scompiglio in una tribù di boscimani che non aveva mai visto prima un oggetto del genere. Per sbarazzarsi di quella "cosa del demonio" e restituirla agli dèi che l'hanno inviata sulla terra, il guerriero Xi abbandona il villaggio per incamminarsi verso la "fine del mondo". La sua vicenda si intreccerà con quella del timido microbiologo Andrew, innamorato della bella Kate (che ha lasciato il suo lavoro di giornalista in città per fare la maestra), e di un gruppo di ribelli armati e in fuga dall'esercito. Girato in Sudafrica e in Botswana, è una bizzarra pellicola naïf, ingenua, simpatica e divertente, che ha avuto un grande successo di pubblico in tutto il mondo – dall'America al Giappone – e ha generato una serie di sequel (uno diretto dallo stesso Uys, "Lassù qualcuno è impazzito", e altri tre girati a Hong Kong!). Pur sfiorando il tema del "buon selvaggio" e la critica alla frenesia della vita moderna, la pellicola si mantiene sul registro comico e della farsa, senza appesantirlo con pedanti moralismi. Molte scene, come quelle con l'automobile di Andrew che non può essere fermata, si rifanno direttamente al cinema slapstick e delle comiche mute (ci sono persino sequenze visibilmente accelerate, per non parlare di capitomboli e scivolate sulle bucce di banana!). L'attore che interpreta Xi è un vero boscimano, chiamato N!xau (il punto esclamativo indica un "click" da produrre facendo schioccare la lingua) e, proprio come il suo personaggio, a sua volta non aveva mai visto un uomo bianco prima di incontrare il regista. Nella versione italiana, la voce fuori campo è di Paolo Villaggio.
6 commenti:
Molto bella la sequenza della bottiglietta vuota di coca cola, che passa dall'essere considerata un dono speciale degli dei e viene utilizzata in ogni modo( da strumento musicale a mattarello, ecc..)alla definitiva convinzione, dopo i litigi e le gelosie e invidie che suscita, che si tratti invece di qualcosa di demoniaco da restituire immediatamente. I meccanismi del consumo coatto avvengono così, ma noi non abbiamo la saggezza e l'ingenuità dei boscimani. Non ci resta che sperare nella crisi...
un raro caso in cui il secondo episodio è migliore del primo...
(nel secondo ci sono i due fratellini!)
Marisa: Oltre che a una metafora del consumismo, a me ha fatto pensare a una parodia del mito di Prometeo (il fuoco donato agli uomini dagli dei). Molto bella l'immagine, nel finale del film, della "fine della Terra".
Giuliano: Ah, allora il secondo merita? Non pensavo... Dovrò procurarmi anche quello, allora!
Sì, si tratta proprio del mito di Prometeo, ma alla rovescia. Prometeo infatti porta un dono agli uomini (Il fuoco, inizio di ogni possibile sviluppo tecnologico-culturale, ormai degenerato in consumismo), rubandolo agli dei, che lo condannano per questo al perenne senso di colpa con l'erosione del fegato, mentre qui si conserva ancora l'illusione di poter utilizzare solo ciò che gli dei spontaneamente regalano agli uomini, rimanendo devoti ed innocenti.Prima o poi ci cade una bottiglietta di coca cola sulla testa...
Va da sè che non è mai stato possibile conservare l'innocenza e che tutta la storia dello sviluppo della coscienza, ci piaccia o no, deve fare i conti con il fegato di Prometeo.
Che nostalgia!
Me lo ricordo (un po' maluccio, in effetti) da quando ero piccola.
Una chicca, un po' particolare.
Saluti!
Per certi versi (anche per l'ingenuità di fondo) è un film molto anni ottanta. Comunque è ancora parecchio godibile anche oggi! ^^
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