The artist (M. Hazanavicius, 2011)
The artist (id.)
di Michel Hazanavicius – Francia/Belgio 2011
con Jean Dujardin, Bérénice Bejo
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Visto al cinema Apollo, con Marisa.
Il divo del cinema muto George Valentin (modellato probabilmente su Douglas Fairbanks) cade in disgrazia con l'avvento del sonoro, mentre contemporaneamente la giovane Peppy Miller (una fan che proprio lui aveva incoraggiato a sfondare come attrice) diventa una nuova star. Ma la ragazza, di lui innamorata, gli rimarrà riconoscente, se ne prenderà cura e saprà aiutarlo a risollevarsi. Con una trama dai toni fiabeschi, forse ispirata al classico di Cukor "A che prezzo Hollywood?" (del 1932!), questo appassionante omaggio a un'epoca primordiale del cinema e di Hollywood ha la particolarità di essere a sua volta muto, oltre che in 4:3 e in bianco e nero. E il fatto che riesca così facilmente a coinvolgere, divertire ed emozionare gli spettatori dimostra – a chi se lo fosse dimenticato – che in fondo il sonoro (e il colore) non sono così indispensabili per fare un buon film (e dunque figuriamoci il 3D o l'alta definizione!). Certo, non è il primo caso di pellicola "moderna" che sceglie di ricorrere a un linguaggio ormai datato per rendere omaggio all'epoca del muto: basti pensare ai lavori di Mel Brooks ("L'ultima follia di Mel Brooks"), di Hou Hsiao-Hsien ("Three Times") e di Aki Kaurismäki ("Juha"). Ma mai come in questo caso la ricostruzione è davvero curata: ogni elemento – dalla fotografia alla colonna sonora, dai costumi alle scenografie – la fa apparire come se fosse davvero uscita dagli anni venti o trenta (con l'unica eccezione, forse, dei volti e delle fisionomie degli attori, a partire da Bérénice Bejo, il cui fisico asciutto ricorda più le modelle odierne che le dive di allora, ben più "rotondette"). Ottimo Dujardin, premiato a Cannes come miglior attore. E un premio è andato anche allo straordinario cagnolino che lo segue in tutta la pellicola, un Jack Russell di nome Uggy, che ha ricevuto la "Palm Dog" destinata al miglior attore canino del Festival. Fra i comprimari, da segnalare John Goodman (il produttore) e James Cromwell (il fedele autista). Molti gli in-jokes: la pellicola si apre con Valentin che sullo schermo recita "Non parlerò! Non dirò una parola!"; a un certo punto la moglie gli dice "George, dobbiamo parlare! Perché non vuoi parlare?"; e il film si chiude con un regista che, prima di girare, intima alla troupe: "Silenzio, per favore!". Evocativo l'uso del silenzio (nelle brevi scene in cui anche la colonna sonora – che fra le altre cose saccheggia Bernard Herrmann e include la canzone "Pennies from Heaven" – tace) e la scena dell'incubo del protagonista, in cui tutto il mondo sembra in grado di produrre suoni tranne lui. Il momento in cui Valentin, rimasto solo e caduto in disgrazia, riguarda i suoi successi precedenti può invece far pensare a "Viale del tramonto". Per un film muto, l'uso di cartelli è comunque abbastanza limitato (ma alcuni sono geniali, come quello che recita "BANG!"). Soltanto negli ultimissimi secondi di pellicola, infine, si odono le voci dei personaggi (e le uniche parole che pronuncia Valentin – con uno scompaginato accento francese – fanno capire come mai l'attore non avrebbe mai potuto sfondare in ruoli parlati: ai tempi del muto, infatti, molti divi di Hollywood erano di origine europea e al bell'aspetto non abbinavano un'adeguata capacità vocale o una buona pronuncia dell'inglese). Nel finale George e Peppy diventano una coppia di ballerini (in modo da poter usare il linguaggio corporeo – anziché la parola – anche al tempo del sonoro, un po' come Fred Astaire e Ginger Rogers).
3 commenti:
bel film, mi è piaciuto moltissimo!!!
concordo sulla reminiscenza di VIALE DEL TRAMONTO (aggiungerei CANTANDO SOTTO LA PIOGGIA)
È vero! Fra l'altro lo stesso Jean Dujardin ha dichiarato di essersi ispirato anche a Gene Kelly per il suo personaggio (vedi per esempio questa intervista).
Aggiornamento Oscar: "The Artist" ha vinto il premio come miglior film, insieme ad altre quattro statuette (regia, attore, costumi e colonna sonora). Fra i film in nomination era sicuramente il migliore, anche se nel 2011 sono usciti film più meritevoli che sono stati ignorati dall'Academy (a partire da "Melancholia").
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