30 agosto 2011

I cattivi dormono in pace (A. Kurosawa, 1960)

I cattivi dormono in pace (Warui yatsu hodo yoku nemuru)
di Akira Kurosawa – Giappone 1960
con Toshiro Mifune, Masayuki Mori
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Visto in DVD alla Fogona, con Marisa e Lucia.

Per vendicarsi dei dirigenti corrotti di una società che cinque anni prima avevano costretto suo padre – un semplice funzionario – a suicidarsi come "capro espiatorio" di uno scandalo, un uomo pronto a tutto (Nishi, interpretato da un Mifune insolitamente compassato) assume una falsa identità, riesce a sposare la figlia del vicepresidente Iwabuchi (la dolce e zoppa Yoshiko) e ne diventa il segretario personale; sfruttando la sua posizione, trama per rivelare al pubblico i segreti della corruzione dei tre dirigenti Iwabuchi, Moriyama e Shirai, portando alla pazzia il terzo (facendogli apparire il "fantasma" di Wada, un altro impiegato che i tre credevano di aver fatto "suicidare", ma che Nishi aveva salvato in extremis) e sequestrando il secondo per costringerlo a rivelare dove sono nascosti i documenti che dimostrano le azioni illegali da loro commesse. Ma Iwabuchi, padre affettuoso in privato e "pescecane" senza scrupoli in pubblico, si rivelerà un osso duro e saprà sfruttare gli affetti a suo vantaggio. Continuando ad alternare film di samurai ad altri di ambientazione contemporanea (ma soltanto i primi, complice la miopia dei distributori, arrivavano nel nostro paese), nel 1960 Kurosawa – per la prima volta produttore di sé stesso – realizza uno spietato atto d'accusa contro la corruzione dei dirigenti pubblici, degli imprenditori e dei politici che stavano gestendo il "boom" economico del Giappone del dopoguerra. L'attacco alla classe dirigente è feroce, e non risparmia nemmeno gli ingranaggi più piccoli (i funzionari minori, come Wada, sono "burocrati nell'anima" e sottomessi ai potenti, pronti a sacrificare persino la propria vita per la salvezza dei loro capi e della loro società: e in questo, tipicamente giapponesi). Il meccanismo narrativo, fondato nella prima parte sulla suspense (fino a metà film si ignora chi sia il misterioso individuo che sta tramando contro i dirigenti), fa sorgere paralleli di tutto rispetto, come quelli con Amleto (la messinscena organizzata da Nishi al proprio banchetto di nozze – con la torta nuziale, che allude al delitto precedente, fatta preparare allo scopo di osservare le reazioni dei tre "assassini" del padre – ricorda la rappresentazione teatrale organizzata a corte dallo stesso Amleto) e il Conte di Montecristo. La pellicola, che a cinquant'anni di distanza risulta tutt'altro che datata e anzi ancora attuale, ha ispirato non poco i mangaka Sho Fumimura e Ryoichi Ikegami nella realizzazione del loro "Sanctuary", incentrato sulla commistione fra politica, economia e malavita.

2 commenti:

curiositizen ha detto...

Un Kurosawa "moderno" e decisamente duro, sarcastico e feroce (come dici tu) con la classe dirigente. Mi è sempre piaciuto molto... peccato sia ben poco conosciuto ai più.

ciao!

Christian ha detto...

Sì, è un film molto interessante e coraggioso, perché oltre ad attaccare i dirigenti se la prende anche con il formalismo ossequioso e ipocrita che permea la società giapponese un po' a tutti i livelli, a cominciare dai sottoposti.

Peccato che il dvd italiano (Mondo HV) abbia come al solito un doppiaggio indecente... Meglio guardarlo in lingua originale.