26 maggio 2010

L'alba della libertà (W. Herzog, 2006)

L'alba della libertà (Rescue Dawn)
di Werner Herzog – USA 2006
con Christian Bale, Steve Zahn
**1/2

Visto in DVD.

Ispirandosi a una storia vera (su cui aveva già realizzato un documentario, "Little Dieter needs to fly"), ovvero quella di Dieter Dengler, l'aviatore di origine tedesca che è stato l'unico soldato americano a essere fuggito da un campo di prigionia nel Vietnam del Nord o nel Laos, Herzog torna al cinema di finzione per raccontare una vicenda di determinazione e di sopravvivenza. Agli albori della guerra nel Vietnam, Dengler è incaricato di compiere incursioni aeree sui villaggi nemici: ma viene abbattutto dopo pochi minuti della sua prima missione, catturato e rinchiuso in un campo laotiano, dove già si trovano altri prigionieri. Da lì riuscirà a fuggire e a sopravvivere nella giungla, cibandosi fra le altre cose di vermi e serpenti, fino a quanto non sarà soccorso da un elicottero. Bale interpreta un personaggio pieno di risorse, sorretto da un irrefrenabile ottimismo (non perde mai il sorriso e la fiducia, a differenza dei suoi compagni di prigionia) e da una straordinaria forza di volontà che lo aiutano a non cadere preda dello sconforto o della pazzia. La pellicola è solo marginalmente un film di guerra: come spesso capita nel cinema di Herzog, si dedica soprattutto a ritrarre una personalità fuori dal comune e proprio per questo in grado di compiere imprese che sono precluse a tutti gli altri. Sin dall'inizio ci viene spiegato che Dieter non combatte per seguire istinti bellici o un'ideologia, ma è spinto semplicemente dal desiderio di avventura e dell'amore per il volo. Bellissimi i paesaggi del sud-est asiatico (il film è stato girato nella giungla thailandese), che fanno capire a cosa si è ispirato James Cameron per gli scenari di "Avatar", e spettacolari le immagini iniziali dei bombardamenti. Buono il cast, che oltre a Bale e Zahn comprende anche Jeremy Davies. Per la prima volta il regista tedesco lavorava con una troupe hollywoodiana e ha fatto ampio ricorso ad effetti digitali.

6 commenti:

Spinoza ha detto...

Trovo che Herzog segua lo stesso percorso professionale di Gilliam: dategli difficoltà produttive, soldi scarsi e condizioni precarie e sforna capolavori (Fitzcarraldo), dategli soldi a palate, star americane e carta bianca e escono film non certo memorabili, come questo.

Christian ha detto...

Non hai torto. Però, anche se non all'altezza dei suoi film migliori, ne ho apprezzato comunque la coerenza con i temi e i personaggi che gli sono cari. E l'ambientazione mi è piaciuta.

Giuliano ha detto...

Io ho una certa paura di vedere le ultime cose di Wenders e di Herzog... Spero sempre e ancora nel capolavoro, ma ormai non ci credo più.
Sono però contento che se la passino bene! Lo meritano ampiamente, e poi non è detta l'ultima parola: vuoi vedere che il capolavoro arriva a ottant'anni, o a novanta, o a cento, come Manoel de Oliveira?
:-)
(sperèmm!)

Christian ha detto...

Non so se torneranno a fare capolavori come quelli di trent'anni fa, però almeno non si sono snaturati o "svenduti". Hanno continuato ad affrontare gli argomenti che più gli interessano e a scegliere in prima persona i progetti su cui lavorare.
Personalmente ho trovato interessanti anche i loro ultimi film, pur entro certi limiti. Se poi ci sforneranno nuovi capolavori, tanto meglio! ^^

Giuliano ha detto...

Sì, questo è vero e sono d'accordo. La delusione viene dal raffronto con il passato, e non dalla qualità dei film recenti di Herzog, che è sempre stata alta.
Confido sempre nell' "effetto Verdi", che dopo i settanta e intorno agli 80 scrisse Otello e Falstaff
:-)

Spinoza ha detto...

Un brutto film di Herzog è spesso migliore di un buon film di altri registi... :)