Asako in ruby shoes (Lee Je-yong, 2000)
Asako in ruby shoes (Sunaebo)
di Lee Je-yong – Corea del Sud 2000
con Lee Jung-jae, Misato Tachibana
**
Visto in divx, in originale con sottotitoli.
A Tokyo, la giovane Aya intende morire entro un mese: il suo progetto è quello di suicidarsi trattenendo il respiro mentre attraversa la linea internazionale del cambiamento di data a bordo di un aereo diretto in Alaska. Per procurarsi il denaro necessario al viaggio, abbandona la scuola e comincia a lavorare come modella per un sito web che propone ai clienti la possibilità di osservare una "ragazza virtuale" attraverso la webcam. Mascherata con una parrucca rossa, Aya assume così l'identità di "Asako dalle scarpe di rubino" a causa delle calzature da cui non si separa mai. Nel frattempo, a Seul, il solitario, imbranato e apatico impiegato comunale U-In si innamora di una problematica ragazza con i capelli rossi: visto che il suo affetto non è ricambiato, si sfoga di notte navigando col computer su siti pornografici o portali di appuntamenti e finisce con l'incappare in "Asako", del quale diventa presto un affezionato seguace. I due personaggi si incontreranno "dal vivo" soltanto nel finale, quando nelle loro esistenze tutto sarà cambiato. Una delle prime (e rare) collaborazioni coreano-giapponesi, il film è quieto e lento e si prende i suoi tempi per descrivere personaggi e situazioni, col rischio di risultare un po' noioso: anche perché alla resa dei conti non dice nulla di particolarmente profondo, e tanta delicatezza minimalista sfocia soltanto in una poetica banalità. I temi sono quelli dell'interazione a distanza, della solitudine, della noia, della ricerca dell'amore o del significato della vita: ma a parte un retrogusto malinconico e una certa cura nella descrizione delle ambientazioni, a visione terminata non rimane poi molto.
4 commenti:
Se tu parli di un film Corean-Giapponese dicendo che è "lento" e "col rischio di risultare un po' noioso" vuol dire che dev'essere davvero di una noia mortale... :-D
Ciao!
ERNESTO
Ma no... Solo un pochino! ^^
Sai bene che per me la lentezza – di per sé – non è un difetto, e soprattutto che non è correlata automaticamente alla noia (a volte mi annoiano di più certi film d'azione dal montaggio frenetico). Però, se già c'è poco interesse per la storia o i personaggi, o se il film non fornisce sufficienti stimoli, allora un ritmo lento può sicuramente far peggiorare le cose...
Leggendo del modo quanto meno inusuale che Aya ha scelto per morire, mi chiedevo appunto se fosse dettato da qualche motivo o se fosse solo "poetica banalità"... vedo che poi mi hai risposto :)
Infatti. Anche quell'elemento è messo lì senza un vero motivo... ^^'
Posta un commento