4 aprile 2010

Racconto d'inverno (Éric Rohmer, 1992)

Racconto d'inverno (Conte d'hiver)
di Éric Rohmer – Francia 1992
con Charlotte Véry, Hervé Furic
**1/2

Rivisto in DVD.

Alla fine di un amore estivo, la giovane Félicie sbaglia stupidamente a dare il proprio indirizzo al cuoco giramondo Charles: i due, così, non si risentono più e Félicie si ritrova a crescere da sola la bambina che, mesi dopo, nasce da quella fugace relazione. Passano cinque anni: durante l'inverno, nel periodo natalizio, la ragazza abbandona il suo fidanzato Loïc per andare a vivere in un'altra città con Maxence, presso il cui salone lavora come parrucchiera; ma dopo qualche giorno lascia anche lui e torna a casa dalla sua famiglia, consapevole di "non amare abbastanza" nessuno dei due uomini. Alla fine, quasi per caso o forse per premonizione, rincontrerà Charles sull'autobus e potrà riannodare le fila di un amore che, nonostante la lontananza, non si era mai interrotto. Il secondo capitolo dei "Racconti delle quattro stagioni" ha lo stesso titolo di una commedia di Shakesperare (che Félicie e Loïc vanno a vedere a teatro, e di cui Rohmer ci propone un lungo estratto): come quella, parla di personaggi creduti scomparsi, morti o in esilio, che ritornano al momento opportuno, dopo un lungo periodo di assenza in cui sono stati gettati i semi per una nuova e inevitabile fioritura. Il clima freddo e piovoso, fra neve, ghiaccio, nebbia, guanti e giacconi, è infatti soltanto uno scenario che circonda dall'esterno i personaggi, i quali invece al loro interno ribollono di continui mutamenti che attendono di venire alla luce: Félicie, affezionata ma non innamorata dei suoi pretendenti (l'intellettuale Loïc e il pratico Maxence, diversissimi anche per carattere e per fisico: il contrasto fra i due è evidente dalla quantità di libri nella casa del primo e dalle librerie vuote in quella del secondo, oltre che dalle scene parallele con gli ospiti a cena), può apparire ai loro occhi confusa, come una donna che non sa cosa vuole: e invece ha le idee ben chiare, che rende esplicite quando dichiara di non poter vivere con qualcuno che non ama alla follia, anche se costui non esiste o è solo idealizzato (di Charles non sappiamo quasi nulla: a parte il finale, lo vediamo soltanto nei primi, magnifici, cinque minuti del film, quando le immagini del loro incontro e del loro amore scorrono senza parole come in un filmino delle vacanze con un rapido montaggio). Nel cuore di Félicie non c'è posto per nessun altro, e la bambina è il laccio indissolubile che lo lega a lui. La sceneggiatura, all'insegna del realismo e dell'introspezione, dedica la consueta attenzione alle psicologie e alla descrizione dei personaggi, offre anche un sottotesto religioso, esagera con le citazioni letterarie (d'altronde, l'inverno è la stagione più adatta alla lettura) e filosofiche (la scommessa di Pascal ritorna da "La mia notte con Maud") ma è forse meno brillante rispetto a quella degli altri tre film del ciclo.

2 commenti:

Massimo Volpe ha detto...

Non è probabilmente tra i migliori film di Rohmer, ma la sua indiscussa capacità di scrutare con la lente di ingrandimento ogni minima piega nascosta dell'animo umano è rintracciabile anche qui.

Missile

Christian ha detto...

Sono d'accordo: Rohmer è un maestro proprio nello studio dell'anima dei personaggi. In questo caso, come sottolinea Fabio Ferzetti negli extra del DVD, Félicie è forse il personaggio meno "intellettuale" di tutto il cinema del regista francese: è ignorante, sbadata, fa confusione, segue l'istinto più che la ragione, eppure anche lei viene analizzata in profondità, e la sua "filosofia" non è meno interessante di quella dei personaggi degli altri film.