Gli aristogatti (W. Reithermann, 1970)
Gli aristogatti (The Aristocats)
di Wolfgang Reithermann – USA 1970
animazione tradizionale
**1/2
Rivisto in DVD, con Elena e Marisa.
Nella Parigi del 1910, una nobildonna decide di lasciare in eredità tutte le proprie sostanze alla gatta Duchessa e ai suoi tre micini. L'avido maggiordomo cerca allora di sbarazzarsi degli animali, ma questi vengono salvati e ricondotti a casa dal gatto randagio Romeo. Il ventesimo "classico" d'animazione della Disney, il quarto diretto da Woolie Reithermann e il primo completamente realizzato dopo la morte di Walt, si infila nel solco aperto da "La carica dei 101": storie di animali parlanti che vivono a fianco degli esseri umani e sono protagonisti, spesso a loro insaputa, di pericolose avventure in un setting urbano ed europeo. Non eccezionale, la pellicola è comunque godibile anche se non spinge più di tanto sulla dicotomia fra gatti aristocratici e randagi: peccato, ne sarebbe potuto venir fuori qualcosa di più interessante. Ancora una volta, dopo "Il libro della giungla", la colonna sonora si affida al jazz: del gruppo dei gatti musicisti guidato da Scrat Cat fanno parte felini di varie nazionalità (e c'è anche un gatto italiano, anzi napoletano, che suona la fisarmonica). Al fianco dei mici si muovono molti altri animali che li aiutano e che parlano fra loro (soltanto gli esseri umani rimangono esclusi da questi dialoghi inter-specie): un topolino detective (Groviera), due cani attaccabrighe (Napoleone e Lafayette), una cavalla (Frou Frou), due oche inglesi (Guendalina e Adelina) e il loro zio ubriacone (Reginaldo). La canzone dei titoli di testa è cantata da Maurice Chevalier.
Nella versione italiana quasi tutti i nomi sono stati alterati rispetto all'originale: in particolare il randagio Romeo ("er mejo del Colosseo") era in realtà irlandese (Thomas O'Malley), mentre Minou, Matisse e Bizet si chiamavano Marie, Toulose e Berlioz (curioso il cambio del nome degli ultimi due: motivi "artistici" o semplicemente fonetici?).
2 commenti:
Premetto che sono di parte perchè davvero non so quante volte ho visto questo film visto che è stata una delle prime videocassette ad entrare in casa mia quando avevo 9 anni. E' un gradino sopra "La carica dei 101", certe gag sono memorabili (una fra tutte quella delle oche inglesi con Romeo) e anche la storia d'amore nella sua ingenuità non sa di melenso. La grandezza di questi classici è che è tutto in un'equilibrio perfetto: il ritmo, i personaggi, l'umorismo e la "tensione"... in fondo per appassionare un bambino per più di un'ora credo occorra molta più bravura che per un adulto!
Capisco benissimo quello che vuoi dire, Francesco. Però, a parte l'aspetto nostalgico (per me comunque limitato: sono nato nel 1970 e dunque ho vissuto da bambino l'epoca successiva, la più "nera" per la Disney con due soli film fra il 1974 e il 1984, quando inoltre non esisteva nemmeno l'home video), non riesco proprio a entusiasmarmi per i lungometraggi disneyani degli anni '60-'70. Carini, sì, ma sfigurano completamente in confronto non solo ai capolavori degli esordi (i "big five" del 1937-42) ma anche ai buoni prodotti degli anni '50. Nel sottogenere degli animali, per esempio, "Lilli e il vagabondo" (1955) mi sembra superiore di parecchie lunghezze sia alla "Carica dei 101" sia agli "Aristogatti". Il ventennio Reithermann è caratterizzato da animazione piatta e/o televisiva, da storie prive di grande respiro, da personaggi leggerini. Il migliore di quel periodo, secondo me, è "Il libro della giungla": il resto non sarà certo da buttar via (soprattutto se paragonato al decennio successivo e a fallimenti come "Taron e la pentola magica"), ma nemmeno da strapparsi i capelli.
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