Il vento fa il suo giro (G. Diritti, 2005)
Il vento fa il suo giro (E l'aura fait son vir)
di Giorgio Diritti – Italia 2005
con Thierry Toscan, Alessandra Agosti
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Visto al cinema Mexico, con Saveria.
Un pastore francese si trasferisce, con la giovane famiglia e un centinaio di capre, dai Pirenei a una piccola valle piemontese dove si parla ancora l'occitano. Accolto inizialmente con sospetto e qualche scetticismo ma con la speranza che il suo arrivo possa far rinascere un paese dove ormai risiedono solo anziani, dove nessuno lavora più e che si anima soltanto per il turismo durante l'estate, il "forestiero" vede lentamente incrinarsi i suoi rapporti con gli abitanti in una serie di dissidi, invidie e intolleranze ("Non mi piace la parola tolleranza", dice a un certo punto. "Se devi tollerare qualcuno, non c'è uguaglianza"). Mi avevano parlato molto bene di questo piccolo film italiano autoprodotto e parlato in tre lingue con sottotitoli (italiano, francese e lingua d'oc), ma la visione mi ha lasciato deluso. Ben fatto e interessante, certo, anche dal punto di vista antropologico, ed è apprezzabile l'assenza di buonismo e di un tono consolatorio, ma forse mi aspettavo qualcosa di diverso, più alla Kiarostami (forse per l'assonanza del titolo con "Il vento ci porterà via"). L'ho trovato invece troppo pesante e asfissiante, permeato da un'umanità gretta e meschina sotto un cielo sempre più plumbeo.
2 commenti:
alla fine l'ho guardato anch'io, e purtroppo sono d'accordo col tuo giudizio. Dico "purtroppo" perché avrei voluto essere positivo...Non sono deluso, perché me lo aspettavo: ho letto qualche intervista a Diritti, non mi aveva molto convinto. Insomma, non è Olmi...
Il film è comunque ben fatto e ben recitato, e l'idea di fondo è condivisibile; per la mentalità del posto, non so se hai mai visto "Il caso Martello" di Chiesa, che è un bel po' invecchiato in alcune parti, ma esprime le stesse cose. Non sono mai stato da quelle parti, ma purtroppo era (ed è) una mentalità assai diffusa...
No, il film di Chiesa che citi non l'ho visto (come non ho visto ancora il secondo film di Diritti, "L'uomo che verrà": quando è uscito, non mi attirava).
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