Così lontano, così vicino (W. Wenders, 1993)
Così lontano, così vicino (In weiter Ferne, so nah!)
di Wim Wenders – Germania 1993
con Otto Sander, Horst Buchholz
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Rivisto in DVD, con Martin.
Raro caso di sequel di un film "d’autore", "Così lontano, così vicino" riprende da dove "Il cielo sopra Berlino" si era fermato: dopo Damiel, anche il suo compagno Cassiel cessa di essere un angelo per acquistare forma umana. Ma non lo fa per amore, bensì per desiderio di conoscenza. E si dimostra ancora più ingenuo del suo amico, cadendo facilmente vittima delle manipolazioni del misterioso Emit Flesti (un "mefistofelico" – letteralmente – Willem Dafoe), dello spettro dell’alcool, della malavita organizzata. Meno riuscito del precedente, ha i suoi buoni momenti soprattutto nella parte centrale, mentre molti spunti e personaggi (quelli di Nastassja Kinski o di Rüdiger Vogler, per esempio) non mi sono sembrati molto approfonditi. Wenders ha dichiarato di aver voluto realizzare il film per "aggiornare" il precedente al clima mutato dopo il crollo del muro. Ma curiosamente la città di Berlino, stavolta, è molto meno protagonista e la vicenda si snoda attraverso storie parallele (legate anche al passato e ai giorni della seconda guerra mondiale) che lasciano un po’ il tempo che trovano. Rispetto al primo film, torna ancora Peter Falk nei panni, autoironici, di sé stesso, affiancato stavolta da Lou Reed e da Mikhail Gorbaciov (che fa una breve comparsata all'inizio).
3 commenti:
Credo che dovresti rivederlo perchè lo hai liquidato un pò troppo frettolosamente vedendolo solo come un "sequel" mal riuscito.
In realtà, secondo me, è un film molto comlpesso e che mi ha dato molti spunti di riflessione.
Intanto la presenza del nuovo "Angelo-demone"(Willem Dafoe) -Emit Flesti - rappresenta il Tempo (Time itself) che gioca un ruolo molto importante ( nemico o amico) a seconda del nostro rapporto con esso; poi la vicenda di Cassiel è del tutto sconvolgente e molto interessante perchè ci dice come, pur con le migliori intenzioni, si possa finire nei meandri oscuri delle dipendenze (gioco, alcool, mafia).
A differenza di Damiel, che si incarna mosso da un innamoramento forte e da un progetto, Cassiel "precipita" nel mondo per un impulso improvviso (salva la bambina che sta precipitando), senza alcuna preparazione e senza "consapevolezza", cosa che lo rende fragile e facile preda di ogni suggestione.
Non avevo fatto caso che il nome di Emit Flesti letto al contrario è Time Itself! Forse è vero, dovrei rivederlo.
Non dico che è "mal riuscito", semmai che è "poco riuscito": rispetto all'originale mi è parso meno felice e francamente non ho capito perché Wenders abbia voluto ritornare sugli stessi temi e personaggi. Amo poco i sequel e i remake.
Hai ragione su Cassiel, che si fa uomo per "caso" più che per scelta, e forse da questo nasce poi il suo dramma.
E' che secondo me, questo non è un sequel, nè tantomeno un remake, ma un secondo film fatto per un'intima necessità e non per sfruttare il successo del primo ( può ovviamente piacere meno del primo).
Sono passati sette anni ed intanto a Berlino tutto è cambiato con la caduta del muro. E'scomparso anche il circo, ma come vivono ora i personaggi di ieri?
Wenders esplora questa nuova dimensione e trova in effetti un mondo cambiato, ma anche antiche ferite e conseguenze di vecchi traumi...
Il tutto sotto lo sguardo di vecchi e nuovi Angeli.
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