18 aprile 2007

Spider-Man (Sam Raimi, 2002)

Spider-Man (id.)
di Sam Raimi – USA 2002
con Tobey Maguire, Kirsten Dunst
**

Rivisto in DVD, con Hiromi.

Per prepararmi all'imminente arrivo del terzo capitolo, previsto fra un paio di settimane, ho deciso di riguardarmi i primi due film di Spider-Man che non avevo più visto dopo la loro uscita al cinema. L'idea di un film sull'Uomo Ragno circolava già da tempo: a lungo sembrava che avrebbe dovuto dirigerlo James Cameron, ma poi la scelta dei produttori è caduta su Sam Raimi, abile artigiano del fanta-horror. Peccato che all'interno di questa megaproduzione la sua mano si veda poco, giusto in qualche soggettiva del ragno all'inizio, e che il film alla fine risulti una baracconata con poco spessore. La prima parte della pellicola, sicuramente la migliore, racconta le origini del supereroe modernizzandole: rispetto al fumetto di Stan Lee e Steve Ditko, il ragno che morde Peter Parker conferendogli i poteri non è radioattivo ma "geneticamente modificato". Non che questo renda la cosa più plausibile scientificamente, ma fa parte del tentativo di "svecchiare" il setting del personaggio, anche a costo di tradire in parte le intenzioni degli autori. Nel fumetto, infatti, Peter Parker non era uno "sfigato" come quello presentato all'inizio del film, ma un ragazzo sensibile e intelligente costretto a vivere in un mondo "sbagliato" dove tutti se la prendevano con lui (e la cosa continua anche dopo che diventa un supereroe: l'opinione pubblica e le forze dell'ordine sono contro di lui, ma ciò nonostante - e in questo stava il suo eroismo - continua a lottare perché "da grandi poteri derivano grandi responsabilità"). Nel film, invece, non è il mondo a essere "sbagliato": tocca a chi ne sta ai margini "adeguarsi" per diventare degno di farne parte. Una volta diventato Spider-Man, infatti, Peter è più bello, più muscoloso, viene finalmente amato dalla ragazza che desidera ed è persino sostenuto e protetto dagli abitanti di New York (la patetica ostilità di J.J. Jameson sembra un caso isolato, e l'unica scena in cui un poliziotto cerca di arrestare Peter si conclude dopo pochi istanti con lo stesso poliziotto che lo incita ad andare a salvare la gente). Proprio la scena della folla sul ponte rappresenta uno dei punti più bassi della seconda parte del film, caratterizzata da un Goblin "metallico" davvero malriuscito nonostante la prova di Willem Dafoe, il migliore nel cast. Tobey Maguire, infatti, sarà anche adatto per la parte ma è antipatico, e la "ragazza della porta accanto" Kirsten Dunst non ha assolutamente il physique du role per interpretare la "supermodella" Mary Jane. In ogni caso, ritengo sbagliato giudicare un film in base alla sua fedeltà all'opera originale: questo primo "Spider-Man" non mi è particolarmente piaciuto perché in fin dei conti non è nulla di più di un classico filmone d'azione che sfrutta un'icona dell'immaginario fumettistico per mettere in piedi una storia mediocre, che ha l'appeal di un telefilm adolescenziale e che sacrifica l'aspetto avventuroso in favore di una superficialissima storia d'amore. La parte migliore, com'è detto, è quella iniziale, ma le origini di Spider-Man (il nome originale è stato imposto dal marketing al posto dell'italico "Uomo Ragno") non vengono certo narrate con maggior efficacia che in una delle innumerevoli versioni a fumetti degli stessi eventi. Non particolarmente memorabili nemmeno gli effetti speciali (costume compreso) e la musica di Danny Elfman. Per fortuna con il secondo episodio le cose miglioreranno.

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