18 agosto 2006

Lettera a tre mogli (J. L. Mankiewicz, 1949)

Lettera a tre mogli (A letter to three wives)
di Joseph L. Mankiewicz – USA 1949
con Jeanne Crain, Linda Darnell, Ann Sothern
***1/2

Visto in DVD alla Fogona.

Tre donne, in campagna per un picnic di beneficenza, ricevono una lettera da una comune amica che confessa di essere fuggita con il marito di una di loro. L'intera giornata trascorre fra ansie, ricordi e rimpianti, prima che il ritorno a casa al calar della sera sveli finalmente l'identità del fuggiasco. Da uno spunto semplice e accattivante, un film moderno e raffinato, sceneggiato in maniera eccellente dallo stesso Mankiewicz attraverso una serie di flashback che consentono lo studio di tre coppie diversissime fra loro per psicologia ed estrazione sociale; tre coppie ma sette personaggi, contando anche la misteriosa rubacuori Eva Ross che non si vede mai in volto ma che è il motore di ogni vicenda, sempre presente in ogni discorso quando addirittura non è la narratrice del film stesso. Proprio le caratterizzazioni dei personaggi rappresentano il punto di forza della pellicola. I dialoghi sono arguti e serrati, le attrici ottime (che bella la Darnell!) e affiancate da bravi attori come Kirk Douglas e Paul Douglas (nessuna parentela). Oltre che mostrare tre esempi diversi di matrimonio (due d'amore, ma con il coniuge maschile o femminile dipendente dall'altro socialmente ed economicamente; uno d'interesse), il film è anche un ottimo esempio di ritratto sociale e, fra i tanti temi che sfiora, ci sono le divisioni fra classi, la dialettica fra denaro e cultura, l'invadenza della pubblicità e della radio (non c'era ancora la TV in ogni casa), il consumismo, l'arrampicata sociale, oltre che naturalmente la vita di coppia, l'amore, la rivalità e la comprensione fra coniugi. Tratto da un romanzo di John Klempner (dove le mogli erano cinque!), il film vinse due Oscar: per la sceneggiatura e per la regia. Nell'edizione italiana, come capitava spesso a quei tempi, quasi tutti i nomi sono cambiati o storpiati (Eva, per esempio, in originale si chiama Addie). Il film affascinò particolarmente François Truffaut che ne scrisse così: «Ho rivisto di recente "Lettera a tre mogli" e ho pensato di non ignorare più niente di Joseph Mankiewicz. Brillante, intelligente, tutto eleganza, gusto e raffinatezza (...) Quasi diabolico per precisione, abilità e sapienza (...) Un senso della durata delle inquadrature e dell'efficacia degli effetti che non si ritrova che in Cukor».

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