19 maggio 2015

Il racconto dei racconti (M. Garrone, 2015)

Il racconto dei racconti (Tale of Tales)
di Matteo Garrone – Italia 2015
con Salma Hayek, Vincent Cassel
***

Visto al cinema Arcobaleno, con Sabrina, Daniela e Alessandro.

"Lo cunto de li cunti" è una raccolta di cinquanta fiabe popolari, scritta in napoletano nel 1600 da Giambattista Basile. Garrone sceglie di adattarne tre, che si alternano sullo schermo con i loro motivi e i loro simboli, sullo sfondo di un mondo barocco e incantato. Nella prima favola ("La regina"), il desiderio di avere un figlio è forte a tal punto che una sovrana (Salma Hayek) fa ricorso alla magia per ottenerlo: contemporaneamente, però, una giovane serva dà la luce a un ragazzo identico al principe. I due gemelli (Christian e Jonah Less) crescono come amici inseparabili. E quando la regina scaccerà dal regno il figlio della serva, il giovane principe – allertato da una sorgente magica, la limpidezza della cui acqua lo avvisa dello stato di salute dell'amico – partirà alla sua ricerca. Nella seconda ("La pulce"), una principessa (Bebe Cave) sogna di sposarsi e di lasciare il castello dove è sempre vissuta. Suo padre (Toby Jones), però, è costretto a concedere la sua mano a un mostruoso orco, l'unico che ha saputo indovinare da quale animale proviene la pelle che il sovrano ha steso nella sala del trono (ovvero da una pulce!). Nella terza ("Le due vecchie"), un re lascivo (Vincent Cassel) si innamora di Dora (Hayley Carmichael) dopo averla udita cantare, ignorando che non si tratta di una giovinetta ma di una vecchia. Grazie a una strega, Dora tornerà magicamente giovane (Stacy Martin) e sposerà il re, scatenando l'invidia della sorella Imma (Shirley Henderson). Un cast internazionale (ci sono anche John C. Reilly, Guillame Delaunay, Alba Rohrwacher e Massimo Ceccherini) e una confezione che poco ha da invidiare ai fantasy hollywoodiani (la fotografia di Peter Suschitzky, le musiche "elfmaniane" di Alexandre Desplat) per un film che in realtà è assai distante per ritmo e contenuti dalle pellicole di intrattenimento adolescenziale: proprio come le fiabe di Basile (che, nonostante il sottotitolo "lo trattenemiento de peccerille", sono più adatte ai lettori adulti), la pellicola presenta un complesso substrato di significati psicologici e dinamici, per non parlare di connotazioni quasi horror secondo i criteri odierni. Girato in spettacolari e celebri location dell'Italia centrale e meridionale (si riconoscono le gole di Alcantara, la fortezza di Castel del Monte, il castello di Donnafugata con il labirinto, Civita di Bagnoregio, il castello di Roccascalegna, quello di Sammezzano, e il Palazzo Reale di Napoli), il film dà vita a un microcosmo suggestivo e caleidoscopico, popolato da creature fantastiche (il drago d'acqua, mostri vari), orchi, maghi e streghe, ma soprattutto da esseri umani i cui desideri e i peccati, i vizi e le virtù, sono spesso pronti a essere puniti dal destino. Come nei precedenti lavori di Garrone (si pensi a "Primo amore" o a "Reality"), uno dei temi principali è l'ossessione o il desiderio di qualcosa che, forse, sarebbe meglio non ottenere ("Sta attento a cosa desideri", diceva Oscar Wilde), che si tratti di un figlio, di un marito o della giovinezza (spesso raggiunti attraverso una magia che chiede sempre un prezzo in cambio di ciò che concede). Altro tema è quello dell'abbandono, o dell'incapacità di accettare una separazione (la regina non riesce a separarsi dal figlio, la vecchia Imma dalla sorella, il re dalla sua pulce domestica, alla quale sembra più interessato che non alla figlia). Il montaggio alterna le tre storie, che non si incrociano mai: gli unici momenti in cui si sfiorano sono quelli in cui – in occasione di un funerale, di un matrimonio o di un'incoronazione – i sovrani dei regni vicini si presentano nei castelli dei propri confinanti.

6 commenti:

James Ford ha detto...

Ne sto leggendo così così, e sono dubbioso.
Eppure il tuo pezzo mi incuriosisce non poco, a prescindere dal fatto che sia Garrone.

Christian ha detto...

L'importante è non fare l'errore di paragonarlo ai recenti film (e serie tv) fantasy, con cui ha da spartire solo l'aspetto estetico... In realtà è un film profondamente barocco, fiabesco e seicentesco. ^^

Jean Jacques ha detto...

Molto probabilmente sono io a non averlo capito... ma per me è stato una delusione pazzesca.

Christian ha detto...

A caldo, uscendo dal cinema, anch'io avevo qualche perplessità (mi era parso addirittura un po' sconclusionato). Invece, poi mi è "cresciuto"... Credo che sia dai tempi del "Decameron" di Pasolini, fatte naturalmente le dovute proporzioni, che non avevamo un film italiano-fiabesco di tale consistenza a livello di contenuti. Certo, forse soffre per l'alternanza delle tre storie: avrei preferito che Garrone l'avesse diviso in tre episodi raccontati tutti di fila.

Marisa ha detto...

Film "grandioso" che riesce a trasmettere come la vita sia continuamente intessuta ed attraversata dall'irrazionale (leggi: inconscio), cosa che i poeti e narratori esperti "sanno". Come hai ben intuito, dietro la evidente diversità delle storie, il filo conduttore (su cui l'attuale cultura dominante dovrebbe riflettere) è proprio l'esasperazione del desiderio e della volontà orientata in senso "egoico" che prepara la catastrofe. Quella che veramente si salva è la principessa che, dopo la terribile esperienza col "marito" assegnatole dal padre, cresce veramente e la vediamo accettare di regnare da sola (per il momento), lasciandosi alle spalle il desiderio-illusione di un amore romantico ed adolescenziale. Si intravede tra gli invitati alla cerimonia il giovane principe, che ha sfidato la madre pur di cercare l'amico. Che siano loro destinati ad incontrasi su un piano più adulto, dopo le rispettive prove attraversate? Ma questa è un'altra storia...

Christian ha detto...

Le fiabe hanno sempre un significato profondo, anche dietro l'apparenza di storie semplici o sconclusionate. Qui il tema sottolineato mi pare evidente. Forse non siamo più abituati a questo tipo di narrazione, ci vorrebbero più film come questo (o come la trilogia della vita di Pasolini, cui mi pare possa essere accumunato).