Gioventù, amore e rabbia (Tony Richardson, 1962)
Gioventù, amore e rabbia (The loneliness of the long distance runner)
di Tony Richardson – GB 1962
con Tom Courtenay, Michael Redgrave
***1/2
Visto in divx.
Chiuso in riformatorio per aver rapinato un panificio, il giovane Colin Smith attira l'attenzione del direttore della struttura grazie alle sue doti di atleta. L'uomo punta infatti su di lui per conquistare la coppa destinata al vincitore di una corsa campestre organizzata da un vicino college e aperta, per la prima volta, anche ai ragazzi del centro di correzione: ma Colin, spirito libero e ribelle, farà a modo proprio. Fra i più significativi esponenti del Free Cinema britannico, debitore in parte alla lezione della Nouvelle Vague francese (evidenti gli echi de "I quattrocento colpi" e "Fino all'ultimo respiro") e legato a doppio filo al movimento culturale dei "Giovani arrabbiati", Richardson racconta la storia di un teenager di bassa estrazione in lotta con il mondo e refrattario a ogni forma di autorità, anche perché gli esempi che vede attorno a sé (la famiglia, i datori di lavoro, il governo, la polizia, e via dicendo) si dimostrano sordi ai suoi bisogni, incapaci di aprire un dialogo e interessati soltanto al proprio benessere (come la madre) e alla propria retorica stantia (si pensi alla scena del primo ministro che parla in televisione). La mancanza di un vero dialogo fra il mondo degli adulti e quello dei giovani (che sarebbe sfociata, di lì a poco, nell'epoca della contestazione) si riflette nelle dinamiche interne all'istituto di correzione, dove basta soddisfare apparentemente gli idealistici desideri del direttore per conquistare privilegi che agli altri detenuti sono preclusi. Anche per questo, il rifiuto finale di Colin di vincere la gara, fermandosi a pochi metri dal traguardo, rappresenta – più che una semplice sfida all'autorità – un potente atto di autostima e di determinazione della propria identità, un grido di libertà lanciato in un contesto di forte disciplina (e pagandone il prezzo). Tratto da un racconto di Allan Sillitoe – che lo ha sceneggiato – e girato anche stilisticamente con mano libera (vedi le occasionali e improvvise accelerazioni) e all'insegna di una narrazione "anarchica", il film alterna scene ambientate nel riformatorio con lunghi flashback che mostrano l'ultima settimana vissuta da Colin a Nottingham prima dell'arresto: la morte del padre, l'insediamento in casa dell'amante della madre, il bighellonaggio con l'amico Mike, l'amicizia con due ragazze, la rapina, le indagini della polizia (ma proprio in una grondaia doveva nascondere i soldi, visto che in Inghilterra piove ogni due giorni?). Il titolo originale (che significa "La solitudine del maratoneta"), oltre a rappresentare un'ovvia metafora esistenziale e sociale, è stato poi ripreso da una canzone degli Iron Maiden.
2 commenti:
Grande recupero per un filmone tra i più importanti del Cinema UK.
Ottima scelta!
Oggi forse poco conosciuto, purtroppo...
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