La mia vita in rosa (Alain Berliner, 1997)
La mia vita in rosa (Ma vie en rose)
di Alain Berliner – Belgio/Francia 1997
con Georges du Fresne, Jean-Philippe Ecoffey
**1/2
Visto in divx, con Sabrina.
Il piccolo Ludovic, un bambino di sette anni che si è appena trasferito con la famiglia in un nuovo quartiere, si veste da bambina, gioca con le bambole e sogna, una volta cresciuto, di diventare donna e di sposare il suo compagno di scuola Jérôme. La sua famiglia fatica ad accettarne la natura, al punto da mandarlo persino da uno psicologo: ma di fronte all'ostracismo e all'emarginazione da parte dei vicini e della comunità in cui vivono, serrerà le fila e arriverà a comprendere il bisogno di Ludovic di affermare la propria identità di genere. Una pellicola che affronta il tema della transessualità in maniera leggera e da un punto di vista infantile, come dimostrano anche le scelte formali (i colori vivaci o pastello della fotografia) e il tono fumettoso e surreale (con la ricorrente fantasia di Ludovic di far parte del "mondo di Pam", personaggio simil-Barbie di cui segue le vicende in tv, nella cui "casa di bambola" sogna di abitare, e che appare più volte come una sorta di "fata madrina" che lo protegge). Di fronte alle ipocrisie e alle proteste degli adulti, il piccolo protagonista fatica a comprendere perché tutti se la prendano con lui o complichino qualcosa che per lui è assolutamente semplice (esilarante la scena in cui cerca di immaginare come possa essere avvenuto l'errore che ha portato ad assegnargli i cromosomi sbagliati alla nascita). Significativo l'ambiente in cui si svolge la storia: un quartiere di periferia composto da villette a schiera tutte uguali, metafora di quell'omologazione che rifiuta ogni forma di diversità o di devianza (un escamotage simile a quello cui era ricorso Tim Burton nel suo "Edward Mani di Forbice", ambientato in un quartiere simile). Questa e altre caratteristiche donano alla pellicola – al di là della serietà del tema trattato – i toni di un "film giocattolo". Incredibilmente vietato ai minori negli Stati Uniti. Il titolo allude scherzosamente alla celebre canzone di Edith Piaf "La vie en rose".
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