20th Century Boys 1 (Yukihiko Tsutsumi, 2008)
20th Century Boys: l'inizio della fine (20-seiki shonen: honkaku kagaku boken eiga)
di Yukihiko Tsutsumi – Giappone 2008
con Toshiaki Karasawa, Takako Tokiwa
*1/2
Visto in divx, in originale con sottotitoli, con Sabrina.
Nel 1969, quando erano bambini, Kenji e alcuni amici della scuola elementare si inventarono per gioco una storia in cui un'organizzazione malvagia avrebbe cercato di conquistare il mondo. Nel 1997, da adulti, scoprono che il misterioso guru di una setta (chiamato "l'Amico" e dal volto mascherato), sta mettendo in atto proprio quei piani che loro avevano immaginato, e si fregia del simbolo ideato a quei tempi. Che si tratti di uno dei loro compagni di gioco? Dal bellissimo fumetto di Naoki Urasawa, un adattamento cinematografico in tre parti (questo primo film "copre" i primi cinque volumi del manga) che, pur vantando una notevole fedeltà al materiale di partenza, non gli rende certo giustizia. Regia e attori sono da prodotto televisivo, e anche se il lavoro di casting non è per nulla da disprezzare (quasi tutti gli interpreti assomigliano parecchio alle loro controparti disegnate), come qualità complessiva sembra di assistere a un telefilm, anzi al riassunto condensato di qualche decina di puntate di un telefilm! A livello di trasposizione non si è voluto rinunciare quasi a nulla dell'intricatissimo plot, e dunque episodi ed eventi sono tutti fatalmente compressi: per chi non abbia già letto il fumetto, è facile perdersi nella miriade di personaggi, di accadimenti, di piccoli dettagli (nessuno dei quali è insignificante: si tratta di un vero puzzle di indizi, flashback e rivelazioni che si incastrano fra di loro), al punto che molti colpi di scena risultano anticlimatici e tanti particolari rischiano di andare perduti o sottovalutati nel marasma di informazioni fornite. Con il manga era possibile fermarsi, tornare indietro a rileggere una pagina, procedere con il ritmo che si desiderava e "assorbire" così ogni dettaglio prima di procedere al capitolo successivo. Qui invece, con gli episodi che si succedono senza pausa, manca persino il tempo di caratterizzare in maniera soddisfacente i tanti personaggi principali, figuriamoci quelli secondari. Peccato, perché gli spunti offerti dalla trama sono parecchi e non certo banali: l'alternanza fra i ricordi d'infanzia, ammantati di nostalgia ma anche offuscati dal tempo, e la triste quotidianità del presente; il giocare con i cliché dei manga stessi (pistole laser, robot giganti, organizzazioni criminali) che, quando diventano realtà, rivelano tutta la loro natura fasulla e artificiale; la grande umanità dei tanti personaggi (a partire proprio da Kenji, rocker mancato che ha dovuto mettere da parte sogni e ambizioni per lavorare nel negozio di famiglia e badare a Kanna, la figlia della sorella fuggita misteriosamente di casa) che si ritrovano a "fare gli eroi" in un mondo che rifiuta l'eroismo e favorisce invece l'arrivismo (la setta dell'Amico si ricicla in un partito politico, e vince pure le elezioni!); il senso e il valore dell'amicizia e della stessa parola "amico"; il tutto innestato in un thriller ad alta tensione, visto che sulla possibile identità dell'Amico si specula a più riprese (il mistero, naturalmente, non si risolverà che nell'ultimo episodio). Da notare che manca la scena iconica dei personaggi che vengono ricevuti e premiati alle Nazioni Unite, mentre vengono anticipate alcune sequenze ambientate nel 2015 (diminuendo di fatto la tensione durante l'attacco del robot nel capodanno del 2000: sappiamo già che il mondo non finirà). Il titolo dell'opera proviene dalla canzone rock "20th Century Boy" dei T-Rex.
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