Re della terra selvaggia (B. Zeitlin, 2012)
Re della terra selvaggia (Beasts of the Southern Wild)
di Benh Zeitlin – USA 2012
con Quvenzhané Wallis, Dwight Henry
**1/2
Visto al cinema Uci Bicocca, con Sabrina.
La piccola Hushpuppy, una bambina di cinque anni, vive con il padre nelle lagune della Louisiana, nei pressi della "Grande Vasca", come gli abitanti della zona chiamano il bacino di un'enorme diga che di fatto li taglia fuori dal resto del mondo. Quando un uragano (Katrina?) devasta la regione, i due rinunciano ostinatamente ad essere evacuati e si danno da fare per sopravvivere in mezzo all'inondazione insieme a un nutrito gruppo di membri della loro comunità. Una grave malattia del padre costringerà la bambina a confrontarsi e vincere le proprie paure (impersonate da colossali bestie preistoriche, sorta di mammuth giganti che lo scioglimento dei ghiacci del polo ha riportato alla luce) e, forse, a rintracciare la madre che li aveva abbandonati anni prima. Pellicola d'esordio del regista indipendente Benh Zeitlin, che gli è valsa la Camera d'Or a Cannes, il premio della giuria al Sundance Film Festival e ben quattro candidature agli Oscar (quella alla piccola protagonista, la strepitosa Quvenzhané Wallis, è la nomination più "giovane" mai attribuita dall'Academy), oltre al plauso di un entusiasta Barack Obama (che lo ha preferito a "Lincoln" e "Django Unchained"): ha i suoi pregi nella descrizione di un mondo "fuori dal mondo", parallelo alla realtà moderna, povero e semplice ma non avaro di ottimismo, di fascino e di bellezza, e soprattutto in una protagonista che in ogni inquadratura cattura lo spettatore con la sua forza interiore, il suo dinamismo, la sua natura "elementale" e indipendente. Certo, il film è anche molto "americano" nella filosofia (l'autodeterminazione, l'importanza della forza, la negazione dell'infanzia: per superare le difficoltà è indispendabile "mostrare i muscoli") e nei contenuti: mantenersi legati al proprio territorio sembra essere la cosa più importante, anche più della propria sopravvivenza. Scenari, fotografia e suggestioni fantasy lo rendono piacevole, ma si corre facilmente il rischio di sopravvalutarlo. Il titolo italiano stravolge, chissà perché, quello originale (che recita "Le bestie del selvaggio sud", in riferimento agli Auroch, gli animali preistorici che tormentano i sogni di Hushpuppy).
4 commenti:
Per me è stata pura poesia, di immagini, di trama, di recitazione!
La bambina è eccezionale, e visivamente il film è molto bello... Però, a dire la verità, mi ha emozionato e comunicato poco. Non ho capito che cosa il regista volesse dire, a parte il tema dell'attaccamento alla propria terra che per me lascia un po' il tempo che trova (mi appassionano di più i personaggi nomadi che quelli sedentari).
Se tralasciamo l'ambientazione e delle ottime immagini e inquadrature, sotto l'aspetto narrativo lascia un pò a desiderare anche me. Forse in giro viene leggermente sopravvalutato. E' anche vero però che mi sento invogliato da una seconda visione proprio per approfondire certi passaggi.
Mi fa piacere aver scoperto un altro interessante blog da poter seguire :) Ciao e a presto!
Ciao, grazie del commento e della visita (che contraccambierò!). Sul film siamo più o meno d'accordo, anch'io non escludo una seconda visione prima o poi. C'è da dire che quasi tutti i film, persino quelli brutti (e non è questo il caso), meriterebbero più visioni... A presto! ^^
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