8 febbraio 2013

Lincoln (Steven Spielberg, 2012)

Lincoln (id.)
di Steven Spielberg – USA 2012
con Daniel Day-Lewis, Sally Field
*1/2

Visto al cinema Colosseo, con Sabrina.

Mentre la guerra di secessione americana è agli sgoccioli, l’appena rieletto presidente Abramo Lincoln cerca in ogni modo di convincere il parlamento ad approvare il tredicesimo emendamento alla costituzione degli Stati Uniti, quello che abolisce espressamente la schiavitù. Più che un film biografico a tutto tondo, la pellicola di Spielberg sceglie di concentrarsi sugli ultimi mesi della vita di Lincoln, ovvero quelli in cui il presidente – anche con metodi "machiavellici" (il fine giustifica i mezzi: come quando ritarda apposta l’incontro con i rappresentati dei Sud, e dunque il processo di pace, perché teme che senza la guerra verrebbe meno l’appoggio all’emendamento da parte delle frange più estreme della camera) o non proprio legali (la compravendita dei voti dei rappresentanti dell’opposizione) – si batte per realizzare il suo sogno di rendere il paese davvero libero per tutti. Ne risulta un film ingessato e monolitico, proprio come il personaggio che vuole ritrarre, un vero e proprio monumento americano che non può essere incrinato da una sfumatura o da un’ombra di dubbio. Lincoln è rispettosamente osservato dall’esterno, senza lasciare mai che lo spettatore possa penetrare nella sua mente, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni (a parte le brevi scene, pretestuose e tipicamente spielberghiane, in cui è alle prese con la famiglia, ovvero con la moglie e i due figli), mentre eventi e personaggi che lo circondano risultano semplificati o banalizzati sull'altare del tema portante. Opinioni, sentimenti e correnti di pensiero vengono dati per scontati o “filtrati” dal vissuto odierno, senza un’analisi approfondita della situazione storica, assai più delicata e ambigua di quanto si voglia far credere, e senza collocare gli eventi – se non superficialmente – nel loro contesto. La sceneggiatura fa ampio ricorso a frammenti di discorsi, di lettere e di testi attribuiti al presidente, comprese le tante storielle e gli aneddoti che dispensa a piene mani. Ma le interminabili sequenze delle contrattazioni politiche, senza un adeguato “ritorno” emozionale per lo spettatore, rendono la pellicola abbastanza pallosa, pur se è da apprezzare la cura nella ricostruzione storica, nelle scenografie e nei costumi (che belle tutte quelle barbe e quei cappelli a cilindro!). L’assassinio di Lincoln è mostrato “fuori scena”: forse Spielberg non voleva competere con la memorabile sequenza girata nel 1915 da Griffith in “Nascita di una nazione”. L’interpretazione di Daniel Day-Lewis ha riscosso unanimi consensi, ma forse più a causa dell’ottimo lavoro di trucco e della straordinaria rassomiglianza (o immedesimazione) con il personaggio che non a un’effettiva ricchezza espressiva o comunicativa. Personalmente mi ha convinto di più quella, intensa e sofferta, di Tommy Lee Jones nei panni di Thaddeus Stevens, il repubblicano radicale che, ancora più di Lincoln e per motivi anche personali, si batte per l’approvazione dell’emendamento. Nel cast figurano anche James Spader, Tim Blake Nelson, Hal Holbrook, David Straitharn e molti altri. Non granché il doppiaggio italiano: a dare la voce a Lincoln è Pierfrancesco Favino, che però recita in maniera troppo "teatrale" e distaccata, finanche monocorde. Una curiosità: come si può notare, un tempo le posizioni politiche di democratici e repubblicani erano praticamente invertite rispetto a quelle odierne: i primi erano conservatori (e filoschiavisti), i secondi progressisti. Lo dimostra anche il fatto che, esaminando l’andamento dei voti nelle varie elezioni presidenziali, fino agli anni trenta (quando Roosevelt fece svoltare il partito “a sinistra”) e in parte addirittura fino agli anni ottanta, i democratici trionfavano regolarmente al Sud e negli stati più religiosi e integralisti (quelli della “bible belt”) che invece oggi sono appannaggio dei repubblicani (e viceversa).

10 commenti:

Lisa Costa ha detto...

La voce di Favino non mi è dispiaciuta come pensavo... Grazie al tono particolare che ha dato a Lincoln riuscivo a seguirlo meglio di tutti gli altri comizi politici!

marco c. ha detto...

Ho sentito un ragazzo all'uscita della multisala dire:"Mai più un film così". Ma non posso giurare che si riferisse a questo in particolare (ma a questo punto potrebbe anche essere...)

Christian ha detto...

Lisa: Non saprei... Se da un lato mi ha fatto piacere ascoltare un doppiaggio diverso dal solito (il livello dei doppiatori italiani è calato moltissimo negli ultimi dieci-vent'anni), dall'altro Favino qui non mi ha fatto impazzire: l'ho trovato troppo "cantilenante"...

Marco: Un mio amico si è addirittura addormentato durante la visione! Anche se non arriverei a tanto (diverse cose del film, anche se soprattutto dal lato "tecnico", mi sono piaciute), penso che anch'io farei fatica a rivederlo. Anzi, mi spingo ad azzardare che si tratta di un film che non rivedrò mai più.

Marisa ha detto...

Sinceramente, per quanto apprezzi Favino, qui la sua interpretazione "monocorde", come tu dici, mi ha dato parecchio fastidio e forse bisognerebbe ascoltare la versione originale, anche perchè sembra che Lincoln dovesse il suo ascendente sul popolo proprio alla sua arte oratoria.
Certe inquadrature con il magro profilo e la barba a punta mi hanno richiamato il ben più suggestivo "Ivan il terribile" di Esenstein, ma credo che pochi se lo ricordino e che Spielberg abbia quindi potuto plagiarlo impunemente...
Almeno ho imparato che dare per scontato che i democratici fossero sempre stati di sinistra e progressisti è sbagliato, ma purtroppo repubblicani(Lincoln) o democratici (Kennedy), vengono sempre ammazzati i presidenti che vogliono cambiare gli equilibri fondati sui privilegi di razza o di lobby.
In quanto alla massima machiavellica che "Il fine giustifica i mezzi", adottata da tutta la politica, sia di destra che di sinistra, sono profondamente in disaccordo preferendo la massima, insegnata dai veri maestri, tra cui il politico Gandi: "se vuoi il bene, fai il bene, se vuoi il giusto, fai cose giuste"

Giuliano ha detto...

ho letto un'intervista a Day Lewis, dice che anche in Usa hanno trovato fastidioso il tono di voce che ha usato, molto acuto, ma pare che ci siano molte testimonianze d'epoca sul fatto che la voce di Lincoln era poco gradevole, spesso stridula (anche se poi era un grande oratore). Puà darsi che Favino abbia cercato di rifare l'originale di Daniel Day Lewis...

il film non l'ho visto, se devo essere sincero non ho mai amato molto Spielberg. Molto bravo, questo sì, ma spesso monocorde: vedi anche Munich, Il colore viola, Schindler's list. Ottima la scelta del soggetto, risultato corretto, quasi mai entusiasmante.

Giuliano ha detto...

sulle tastiere ò e à sono molto vicini, chiedo scusa per l'errore di battitura...

Christian ha detto...

In effetti, sarei quasi curioso a questo punto di sentire la versione originale, ma non credo che reggerei una seconda visione di un film che, ricostruzione storica a parte, ho trovato alquanto noioso....

Marisa: Infatti, come ho scritto, è solo dal "New Deal" di Roosevelt che il partito democratico ha cominciato a interessarsi davvero dei diritti civili e a intercettare il voto dei neri, dei lavoratori e delle minoranze. Chissà cosa avrebbe pensato Lincoln se gli avessero detto che il primo presidente nero degli Stati Uniti sarebbe stato democratico e non repubblicano!

Giuliano: Anch'io non amo Spielberg e il suo cinema ad alto tasso di retorica (a parte i primissimi lavori, come "Duel", "Lo squalo" e "I predatori dell'arca perduta"). Sembra quasi, poi, che con questi filmoni impegnati voglia riscattarsi dall'essere stato il principale responsabile della virata in chiave commerciale e adolescenziale del cinema americano dagli anni 80 in poi.

Ernesto ha detto...

Adesso sono curioso di vedere se darai più stelle all'Abraham Lincoln Vampire Hunter di Bekmambetov. Io l'ho trovato divertente, anche se non memorabile o particolare come la serie di Night Watch.
Però ci sono delle sequenze d'azione così assurde che secondo me vale la pena di guardarlo almeno una volta.
Ciao!
ERNESTO

Christian ha detto...

Ciao Ernesto! In effetti sono curioso di vedere il film di Bekmambetov, anche se immagino proprio che non sia paragonabile a questo! ^^

Christian ha detto...

Aggiornamento Oscar: “Lincoln” ha vinto due sole statuette (su dodici nomination), quella andata a Daniel Day-Lewis come miglior attore (ampiamente prevista) e quella per la scenografia. A parte forse i costumi e l’attore non protagonista (Tommy Lee Jones), francamente non meritava di più.