The amazing Spider-Man (M. Webb, 2012)
The amazing Spider-Man (id.)
di Marc Webb – USA 2012
con Andrew Garfield, Emma Stone
*1/2
Visto in volo da Bangkok a Parigi.
Un reboot di cui non si sentiva la necessità, che giunge a soli dieci anni di distanza dal primo episodio della saga di Raimi (alla quale, già non trascendentale, è comunque inferiore in ogni comparto: cast, regia, sceneggiatura) e che è stato concepito con il solo scopo di puntare sul 3D (ma la pellicola è perfettamente visionabile anche in 2D, senza che si perda alcunché) e sul pubblico teen di pellicole come “Twilight”. Insomma, un prodotto puramente commerciale e privo non solo di impronta autoriale ma anche di appeal, che ripropone per l'ennesima volta le origini dell'Uomo Ragno: stavolta c'è di mezzo la genetica trans-specie (in poche parole, il nuovo Spider-Man è un OGM). Si ritorna quindi alle origini, con il Peter Parker nerd liceale e maltrattato dai suoi coetanei come nelle storie di Steve Ditko e Stan Lee (che fa il suo solito cameo, nei panni del bibliotecario con le cuffie), mentre il ruolo di prima nemesi del nostro eroe è svolto da Lizard, ovvero il dottor Curt Connors, esperto di genetica con l'ambizione di "creare un mondo senza punti deboli", che nel tentativo di farsi ricrescere il braccio perso in guerra si trasforma in un'enorme lucertola assassina. L'anonima regia di Webb (un passo indietro rispetto al suo film d'esordio, la commedia romantica "(500) giorni insieme") fa sì che per buona parte della pellicola ci si annoi non poco (soprattutto nella prima ora, visto che tanto si deve attendere prima che Peter indossi per la prima volta una maschera, e in cui pare di assistere a un teen movie di cattiva qualità), mentre la sceneggiatura ricorre a una serie di coincidenze concatenate che mettono a dura prova la sospensione dell'incredulità (alcuni esempi: la scomparsa dei genitori di Peter, ammantata di mistero, è direttamente collegata alle ricerche scientifiche da cui poi trae i suoi poteri; e Gwen, la compagna di classe di cui si innamora, lavora alla Oscorp insieme al dottor Connors, a sua volta ex collega del padre del nostro eroe). Le lunghe scene d'azione nel finale riescono a tenere un po' desta l'attenzione, ma non rappresentano certo nulla che non si sia già visto in tanti altri film del genere: anche la spettacolarità sembra scarseggiare. Bello, comunque, il costume. Come al solito, a differenza dei fumetti, il numero di persone che scopre l'identità di Spider-Man è sempre elevatissimo (a Gwen, addirittura, lo dice subito lui stesso). Più che Emma Stone nei panni di Gwen Stacy e Rhys Ifans in quelli di Curt Connors, a brillare è soprattutto Denis Leary in quelli del capitano Stacy, il poliziotto inizialmente ostile all'eroe mascherato ma che poi diventa suo alleato (così come buona parte dei cittadini newyorkesi, ancora una volta in barba alla filosofia originale del fumetto, che vede nel personaggio il classico "eroe incompreso"). Martin Sheen è zio Ben, Sally Field è zia May, mentre meno si dice del protagonista Andrew Garfield, meglio è.
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