A single man (Tom Ford, 2009)
A single man (id.)
di Tom Ford – USA 2009
con Colin Firth, Julianne Moore
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Visto al cinema Colosseo, con Marisa.
Dal romanzo "Un uomo solo" di Christopher Isherwood, la storia dell'elaborazione di un lutto da parte di un professore di letteratura gay nella Los Angeles degli anni sessanta. L'improvvisa morte del suo compagno, con cui conviveva da sedici anni, scatena nel protagonista progetti di suicidio che verranno accantonati soltanto al termine di un breve-lungo percorso individuale (il film si svolge praticamente nell'arco di 24 ore), costellato di dolorosi ricordi (come i flashback dei momenti trascorsi con Jim), illuminanti confronti (come quello con l'amica e confidente di sempre Charley, che rimpiange un loro possibile amore e lo mette di fronte alla prospettiva di convivere con qualcuno che non si ama: ma che a George non interessi una vista senza sentimenti lo aveva già spiegato al collega che gli suggeriva di costruirsi come lui un rifugio antiatomico) e nuove possibilità (l'incontro con il giovane studente interpretato da Nicholas Hoult). Alla fine, comunque, il destino busserà alla sua porta (anche se sul finale, che mi pare un po' gratuito, ho qualche perplessità: probabilmente funzionava meglio nel libro). Lo stilista d'alta moda Tom Ford esordisce alla regia con un film freddo e misurato, dove spiccano le magistrali prove degli attori – Colin Firth su tutti – e le eleganti scenografie. La casa del protagonista, gli oggetti e gli arredamenti d'epoca, l'abito serale di Julianne Moore, l'ambientazione kennedyana fanno da sfondo alla vicenda di un uomo disperato, posto di fronte a un'improvvisa solitudine. Il film è un susseguirsi di scene chiave: la lezione in classe su Aldous Huxley con le riflessioni sulle minoranze "invisibili" e la ragione per cui vengono perseguitate (la paura), l'incontro con lo hustler spagnolo, i meticolosi preparativi per il suicidio, la serata trascorsa con Charley, il possibile inizio di una nuova relazione con il giovane studente. Da notare il parallelo fra i due cani posseduti dalla coppia George-Jim e loro stessi: uno muore, l'altro – rimasto solo – fugge verso un destino sconosciuto.
2 commenti:
Il libro è sicuramente più bello e non ha bisogno della continua presenza della pistola per parlare del sentirsi un sopravvissuto e disponibile anche alla morte senza per questo anticiparla volontariamente. Basta sapere che tanto arriverà ed intanto lucidamente e dignitosamente prendersi carico della propria giornata,senza sapere che è l'ultima.
Comunqnue è sicuramente una buona prova per un regista debuttante,anche se non più giovanissimo e con grande esperienza mondana alle spalle.
Gra parte del successo è sicuramente dovuta alla consumata esperienza e bravura di Colin Firth.
Nel film, a differenza del libro, il tema del suicidio è praticamente quello centrale: il personaggio ci pensa per tutta la giornata, e molte sequenze (come quella nella banca, ma anche l'incontro con il ragazzo spagnolo) ne dipendono. Anche per questo motivo non mi ha convinto del tutto il finale, che non sembra così necessario, visto lo sviluppo del personaggio fino a quel momento.
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