9 gennaio 2010

Il fiore sulla pietra (S. Paradžanov, 1962)

Il fiore sulla pietra (Tsvetok na kamne)
di Sergej Paradžanov – URSS 1962
con Georgij Karpov, Ljudmila Čerepanova
**

Visto in divx, in originale con sottotitoli.

Il film, l'ultimo realizzato da Paradžanov su commissione prima di abbandonare le pellicole a sfondo ideologico e propagandistico per dedicarsi a un cinema più personale, descrive la comunità che gravita attorno a una miniera di carbone presso Donetsk, in Ucraina. Griva, operaio perdigiorno e ubriacone, si innamora della bionda e bella Luda, segretaria locale del Komsomol (la sezione giovanile del partito comunista), e per amor suo abbandona le cattive compagnie e comincia a lavorare in miniera. Il titolo della pellicola si riferisce a un fossile che il giovane trova durante gli scavi e regala alla ragazza. Decisamente più interessante è però la vicenda parallela che riguarda una setta religiosa di pentecostali che introduce clandestinamente alcuni suoi seguaci per reclutare nuovi adepti fra i minatori. Fra questi c'è anche la giovane Katrina, che il leader della setta vorrebbe convincere a rinunciare all'amore che prova per il coetaneo Arsen, ritenuto incompatibile con l'amore per Dio. Lo schematico attacco alla religione che "avvelena l'anima della gente" è dunque il tema preponderante della pellicola, che la sceneggiatura di Vadim Sobko porta avanti in evidente ossequio alle direttive sovietiche (e in curioso contrasto con la religiosità diffusa che sarà invece presente nelle opere successive di Paradžanov): i membri della setta sono ritratti come fanatici o come sprovveduti facilmente plagiabili, mentre i capi sono ipocriti e truffatori che si arricchiscono intascando di nascosto le offerte dei fedeli. Alla fine Arsen spiegherà alla ragazza che gli uomini "sono più forti di Dio, visto che Dio non esiste". L'intera vicenda è rivissuta in flashback da Griva, ricoverato in ospedale perché ferito alla testa nel tentativo di salvare Arsen dall'agguato dei religiosi. Buona la regia, all'insegna del realismo sociale ma anche caratterizzata da una certa dinamicità nei movimenti di macchina e ben coadiuvata da un'avvolgente fotografia in bianco e nero.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Ho visto anch'io i film di Paradzhanov, perfino al cinema!
(ma solo gli ultimi).
So che lui aveva ripudiato questi suoi primi film, ma sono dei buoni film, a tratti anche molto belli.
Io sono rimasto spiazzato ed emozionato davanti a "Sayat Nova" e "Suram", ma anche questo primo Paradzhanov non mi dispiace.

Christian ha detto...

Sì, Paradžanov ha ripudiato tutto quello che ha girato prima del 1964 (cioè prima de "Le ombre degli avi dimenticati"), ovviamente perché non li considerava film personali, non perché non fossero ben girati tecnicamente (anzi, la regia e la fotografia, in particolare, sono molto buone).

I suoi film successivi, invece, li devo ancora vedere, anche se ho qualche pregiudizio perché temo che per i miei gusti siano troppo sbilanciati sul lato formale ed estetico-visivo, e che difettino di sostanza o di tensione drammatica....