11 gennaio 2010

La ragazza che sapeva troppo (M. Bava, 1963)

La ragazza che sapeva troppo
di Mario Bava – Italia 1963
con Letícia Román, John Saxon
**1/2

Visto in DVD, con Martin.

Nora Davis, ventenne turista americana in visita a Roma, si ritrova coinvolta in una situazione da incubo che sembra uscita da uno dei libri gialli di serie B di cui è appassionata lettrice. Dopo aver assistito a un misterioso omicidio notturno sulla scalinata di Trinità dei Monti, che però forse non è mai avvenuto oppure si è verificato dieci anni prima, scopre di essere stata presa di mira da un serial killer che uccide giovani donne seguendo l'ordine alfabetico dei loro cognomi. E decide di indagare, aiutata da un giovane medico innamorato di lei. Ispirandosi a un racconto di Fredric Brown (lo stesso che sarà alla base de "L'uccello dalle piume di cristallo" di Dario Argento) e, in parte, ai film di Hitchcock (com'è evidente sin dal titolo), Bava realizza una pellicola senza molti precedenti in Italia, che con la sua struttura da thriller dà l'avvio a uno dei generi più fortunati della cinematografia del nostro paese, il cosiddetto "giallo" all'italiana (chiamato proprio così nei paesi di lingua inglese). Ma l'approccio leggero e quasi da gioco delle parti, l'utilizzo ironico dei cliché e degli stereotipi della narrativa di genere (agguati, pedinamenti, telefonate anonime, false tracce, colpi di scena scanditi a intervalli regolari), le gag più o meno sotterranee, la prevedibilità dell'identità dell'assassino (soprattutto per uno spettatore smaliziato come quello odierno) e in fondo la mancanza di realismo e verosimiglianza (il tono è spesso onirico, e alla fine la protagonista ha per un attimo l'assurdo dubbio che tutte le vicende occorsele siano state un'allucinazione dovute a una sigaretta drogata) impediscono al film di prendersi troppo sul serio. La tensione e i momenti inquietanti comunque non mancano. Notevole il lato tecnico, con una regia moderna, una stupenda fotografia in bianco e nero e una grande cura nelle inquadrature. E magnifica la Roma ritratta da Bava, tanto di notte quanto di giorno.

3 commenti:

Martin ha detto...

Sono d'accordo su tutto e ovviamente contento che stai apprezzando sempre di più Bava.
Prima o poi potremo pensare di allungare il nostro mini-ciclo, ce ne sono ancora parecchi che devo recuperare anch'io.
L'unica precisazione, ad essere pignoli pignoli, è che in realtà "giallo" (e basta) viene usato all'estero come sinonimo di "thriller all'italiana".

Anonimo ha detto...

Sì, un Bava un po' incompleto, ma con diverse sequenze splendide.

PS: (non ricordo, era questo il film in cui la protagonista tesseva una 'mega-ragnatela' in casa?)

Christian ha detto...

Martin: Intendevo infatti dire quello, perciò ho messo "giallo" tra virgolette, ma forse non mi sono spiegato bene.

Dan: Esatto, ricordi bene! Le sue intenzioni erano quelle di fare una "trappola" per l'assassino, copiando un'idea letta in un libro, intitolato qualcosa del tipo "Il diabolico filo di Arianna" ("che l'assassino non poteva conoscere, visto che non era stato ancora tradotto in italiano" ^^), ma naturalmente tutto si risolve in una gag.

Che anche Cronenberg vi si sia ispirato per "Spider"? (ovviamente si scherza... ^^)