21 gennaio 2010

Cani arrabbiati (Mario Bava, 1974)

Cani arrabbiati, aka Semaforo rosso
di Mario Bava – Italia 1974
con Riccardo Cucciolla, Maurice Poli
***

Visto in DVD, con Martin.

Dopo una sanguinosa rapina a un portavalori (nel corso della quale un loro compagno ci ha lasciato le penne), tre criminali fuggono prendendo in ostaggio una donna e salgono a bordo dell'automobile con la quale un uomo sta portando il figlioletto all'ospedale, costringendolo a condurli fuori città. Quasi tutto il film si svolge all'interno della vettura, in un ambiente claustrofobico e carico di tensione condiviso da rapitori e sequestrati, mentre fuori dai finestrini scorre il paesaggio dell'Italia centrale (si va da Roma verso Firenze). Caratterizzato da una violenza iperreale e stilizzata che travalica spesso le righe e tocca punte di cinismo e di grottesco, complice anche la caratterizzazione semplicistica ma efficace dei personaggi (i banditi sono sadici e psicopatici), il film gode di un'aura da cult movie non solo per il ritmo serrato e per l'abilità registica di Bava, ma anche per la sua travagliata lavorazione: a causa della bancarotta di uno dei produttori, infatti, la pellicola (che pure era a bassissimo budget) venne sequestrata dal tribunale e non fu mai distribuita nelle sale. L'etichetta di "film maledetto" ne accrebbe la fama a dismisura fra gli appassionati di cinema italiano di genere, fino a quando una versione intitolata "Semaforo rosso" uscì in DVD in Germania dopo oltre vent'anni grazie all'interesse dell'attrice Lea Lander, che qui interpreta la donna in ostaggio (ma ne esiste anche una versione americana, "Kidnapped", per la quale Lamberto Bava, figlio del regista, ha girato nuove scene e cambiato il montaggio e la colonna sonora). Nonostante sia rimasto a lungo invisibile, il film è stato una delle fonti di ispirazione per il primo lungometraggio di Quentin Tarantino, "Le iene", com'è evidente sin dal titolo (da "Rabid dogs" a "Reservoir dogs" il passo è breve) ma anche per l'impianto drammaturgico. L'atmosfera minacciosa, il ritmo senza un attimo di pausa, la musica nervosa di Stelvio Cipriani, i continui colpi di scena (memorabile quello finale, davvero spiazzante), le vigorose interpretazioni (su tutti spicca George Eastman nei panni dell'energico e strafottente "Trentadue", mentre Maurice Poli è il flemmatico "Dottore" e Don Backy il nevrotico "Bisturi"; l'autista sequestrato è invece il placido Riccardo Cucciolla), la fotografia che non perde occasione per sottolineare ogni goccia di sangue o di sudore (i primi piani naturalmente abbondano, visto che la storia si svolge in uno spazio chiuso e ristretto) e la sceneggiatura dai contorni nichilisti ne fanno un film unico nel suo genere. Il soggetto è ispirato a un racconto di Ellery Queen.

5 commenti:

Eraserhead ha detto...

Lo ritengo una gemma purissima (una delle poche) del sottobosco (laido) nel cinema di genere italiano, checché ne dicano tutti gli estimatori di quest'epoca.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Un gran film di Bava!

Nel libro Kill Baby Kill! c'è un intervista a Tarantino in cui dice che all'epoca di Le iene il film di Bava, per i motivi che scrivi nel post, ancora non era uscito in America (accadrà nel 1995).

Christian ha detto...

Esaserhead: Sicuramente è fra i migliori nel suo genere.

Roberto: Mi chiedo però se Tarantino non lo avesse comunque già visto per vie traverse (anche se non era in commercio, forse alcune copie circolavano fra appassionati e addetti ai lavori, come per "Fear and desire" di Kubrick).
O magari il buon Quentin ne conosceva solo la trama o ne aveva letto la sceneggiatura e tanto gli è bastato, visto che le influenze su "Le iene" sono innegabili (direi che sono anche maggiori di quelle di "City on fire", l'altro film che di solito si cita come ispirazione per il primo lungometraggio tarantiniano).

Zonekiller ha detto...

mi avete convinto...ne vidi una copia malmessa molti anni fa e non mi impressionò affatto...ora è venuto il momento di procurarmi la nuova edizione e gustarmelo per poi rivalutarlo come probabilmente merita...

Christian ha detto...

È un Bava diverso da quello dei suoi film horror-gotici, ma secondo me altrettanto valido. Certo, poi è anche questione di gusti: per apprezzare appieno questo film bisogna probabilmente amare il "pulp" e i poliziotteschi. ^^