Pronti a morire (Sam Raimi, 1995)
Pronti a morire (The quick and the dead)
di Sam Raimi – USA 1995
con Sharon Stone, Gene Hackman
**1/2
Rivisto in DVD, con Hiromi.
Una bionda pistolera senza nome (quasi una versione femminile di Clint Eastwood) giunge in una cittadina di frontiera dove spadroneggia il tirannico John Herod, con il quale ha un misterioso conto da regolare. Per ottenere la sua vendetta, è costretta a partecipare a un torneo a base di duelli che il padrone della città ha organizzato per il proprio divertimento. Fra i numerosi iscritti ci sono anche il figlio di Herod (un giovanissimo Leonardo DiCaprio) e un predicatore che un tempo era stato un fuorilegge (Russell Crowe). Con il suo consueto stile vivace e sopra le righe (pallottole seguite dall'inquadratura durante il loro movimento e che lasciano buchi nei corpi dai quali filtra il sole), Raimi gira un western divertente e insolito che si ispira più alle pellicole italiane che non a quelle classiche americane: non a caso il regista ha voluto molti professionisti nostrani come collaboratori (il montatore Piero Scalia, il direttore della fotografia Dante Spinotti) e cita persino il celebre flashback dell'impiccagione di "C'era una volta il west". L'altra fonte di ispirazione, probabilmente, sono i videogiochi e gli anime giapponesi: la struttura del torneo, per esempio, ricorda il tenkaichi budokai di "Dragonball": anche in questo caso, non stupisce che il film sia una coproduzione fra Stati Uniti e Giappone. Nel ricco cast ci sono anche Lance Henriksen (il gicoatore d'azzardo) e Gary Sinise (il padre della protagonista).
9 commenti:
io gli darei anche una stellina in più, a questo film lineare e divertente. peccato che raimi sia stato sequestrato dall'uomo ragno.
Le stelline sono relative (le dò quasi d'impulso e senza riflettere, e le cambio in continuazione, anche senza rivedere i film!). Comunque, parlando di questa pellicola, sul "lineare e divertente" siamo perfettamente d'accordo.
Io invece, che sono da sempre un amante del western e del western nostrano in particolare, l'ho trovato francamente nè carne nè pesce.
Certo, la soggettiva del proiettile è molto cool e il film ha i suoi momenti divertenti, ma lo si guarda e lo si dimentica con la stessa facilità.
Film simpatico. Quasi -ho detto quasi- un collage di sequenze leoniane.
Due stelline, anche perché è di Raimi.
Il Torneo dei film ha un nuovo questionario, a questo indirizzo:
http://spreadsheets.google.com/viewform?key=p8mk30RmJiA2QaNCc017tMg&hl=it
Sembra proprio che questo sia un film che divide... ^^
Strano, eppure sembra una pellicola innocua.
L'estemporaneità fallica di Sharon Stone
L’ “estemporaneità fallica” della Stone, che scioglie ogni
ambiguità e non dissimula né intenzioni né fantasmi, esaurisce la pulsione di sorpresa nell’immediato e non colma mai del tutto il “significante del desiderio” del lettore-osservatore.
Tanto che, a volerci agganciare ai modelli del “New Gossip” alla Batacchi o alla Buratti, se volessimo misurare, con i gradi dell’erezione, il suo fascinum non le potremmo che concedere un rosicchiato 3° grado, che è, sì, un’erezione potente ma non è quella che potremmo definire “suprema”, “incondizionata”, “assoluta”.
L’incommensurabile dell’erezione, invece, come fa nella cronaca rosa di Batacchi Eric Berne, lo può ottenere Michelle Pfeiffer che, con la sua alta Polisemia e l’immagine ponderata tra l’ordine e il controllo, ha con sottili allusioni all’istintualità più peccaminosa, allunga i tempi della reazione e allarga i limiti del desiderio.
Il Significante del desiderio AVIDO di Sharon Stone è come se avesse al fondo una pulsione masochista che occulta i suoi fantasmi fallici, realizzati da figure energiche e da segni intraprendenti e sfacciati.
Come ogni attrice Pesci «ama spargersi, come se navigasse» .
Come ogni Pesci, «è un pianeta immenso che ama essere esplorato o occupato» .
Senza dimenticare che la Luna in Scorpione aggiunge, all’eros mimetico della Pesci, la voluttà del coordinare i significanti: farsi, cioè, «mistero sensoriale che diventa lampo folgorante che tutto illumina» .
V.S.Gaudio
Grazie per il commento: purtroppo, non avendo idea di chi siano Batacchi o Buratti (per Eric Berne ho googlato e mi sono fatto un'idea), non ci ho capito una "mazza". ^^
Comunque, concordo col fatto che la carica "maschile" e ambigua della Stone in questo film sia a un livello piuttosto superficiale. Per restare nel genere western, meglio allora la superba Joan Crawford in "Johnny Guitar" di Nicholas Ray (film nel quale un personaggio, riferendosi alla protagonista, esclamava "Mai visto una donna più uomo di lei"), oppure la Marlene Dietrich (ma qui si va sullo scontato) in "Rancho Notorious" di Fritz Lang.
Il riferimento non è alla carica "maschile", e nemmeno tanto a questo film , ma in generale alla "donna" Sharon Stone.
Tramontata la sua era da donna-simulacro si trastulla in evidente apnea "sensuale" senza per questo compensare l'evidente scivolamento nella zona grigia dell' afasia metronimica.
Rimane da capire se, come diceva Agostino, l'adesione della mente ai corpi attraverso la sensibilità e la fantasia ne scalfisca la purezza estetica piuttosto che scendere dantescamente nei meandri degli umani tormenti.
In fondo "colui che mai non vide cosa nova / produsse esto visibile parlare, / novello a noi perchè qui non si trova".
E siamo proprio noi che guardiamo e ci facciamo giudici di sporadiche ed effimere erezioni.
Posta un commento