Giorni di gioventù (Yasujiro Ozu, 1929)
Giorni di gioventù (Wakaki hi)
di Yasujiro Ozu – Giappone 1929
con Ichiro Yuki, Tatsuo Saito
**1/2
Visto in DVD (registrato da "Fuori Orario").
Ho deciso finalmente di (ri)guardarmi l'opera omnia di Ozu, sfruttando le registrazioni da "Fuori Orario" che avevo fatto qualche anno fa. Il primo film del regista che è possibile vedere è in realtà l'ottavo, visto che tutti quelli precedenti (compreso il primo, "La spada della penitenza" del 1927, l'unico film di samurai da lui girato) sono andati perduti. Agli inizi della sua carriera, dovendo farsi le ossa (salutare pratica alla quale purtroppo molti dei registi di oggi non vengono più sottoposti), Ozu girava sei-sette film l'anno: fino al 1930, infatti, ne realizzerà una ventina, quasi tutti appartenenti ai generi più commerciali del periodo (film di studenti, commedie slapstick, grottesche, erotiche o nonsense, film di gangster, mystery, ecc.) e che mostrano molti debiti con il cinema americano (su tutto, quello di Ernst Lubitsch e di Harold Lloyd), ma in qualche modo aveva già un certo controllo sui risultati, visto che spesso si scriveva – almeno in parte – le sceneggiature. Se dunque si tratta di pellicole ancora lontane dal quel particolare genere (shomingeki, film sulle famiglie piccolo-borghesi o sulla classe operaia) che diventerà il suo marchio di fabbrica, contengono comunque in nuce molti elementi delle opere successive, e non mancano le osservazioni sociali, i risvolti umani, l'attenzione ai problemi della "vita vera".
"Giorni di gioventù" è un tipico rappresentante del genere gakusei-mono, ovvero "film sugli studenti", costituiti solitamente da una trama esile e da molteplici gag che seguono la vita privata di giovani universitari alle prese con la scuola, i professori, le ragazze e i divertimenti. La pellicola si apre con una serie di rapide panoramiche sulla città (cosa insolita per un regista che in futuro abbandonerà qualsiasi movimento di macchina!), le stesse che poi la chiuderanno. Protagonisti sono due svogliati compagni di corso, lo spregiudicato Watanabe e il più introverso Yamamoto, in difficoltà con gli esami e che, all'insaputa l'uno dell'altro, corteggiano la stessa ragazza, Chieko. Watanabe ha escogitato un metodo singolare per conoscere facilmente esponenti dell'altro sesso: mette in affitto la propria stanza, rifiutando però le richieste di uomini e anche quelle di donne brutte. Dopo aver lasciato l'appartamento a Chieko, è costretto a chiedere a sua volta ospitalità all'amico Yamamoto. Tra studi e svaghi, i due si concederanno anche una breve vacanza sugli sci in una località montana, dove ritroveranno Chieko e capiranno di doversela contendere: ma la scoperta che è già stata promessa a un altro studente per un matrimonio combinato porrà tristemente fine alla loro rivalità. Durante il malinconico ritorno in città, incontreranno il loro professore che gli comunicherà i disastrosi esiti dell'ultimo esame. Che sia giunto il tempo di cominciare a studiare seriamente? Forse no, visto che la pellicola si conclude con Watanabe che spiega all'amico depresso il suo metodo per "trovare una ragazza ancora più bella", e affigge un nuovo avviso di "affittasi stanza". Visivamente, il film è assai diverso dalle pellicole mute americane ed europee, nelle quali l'espressività e i volti degli attori veicolavano tutte le emozioni e la narrazione stessa. Qui, invece, a volte si ha l'impressione di trovarsi di fronte a un film sonoro del quale è andato perso l'audio, tanto la recitazione è realistica (non mancano, per esempio, scene in cui più personaggi parlano contemporaneamente, come nella baita di montagna dove Ozu inquadra in primo piano i due protagonisti e lascia sullo sfondo tutti i loro compagni che ridono e bevono). Nei contenuti, invece, il regista sembra rifarsi decisamente alle commedie occidentali, con echi di Lubitsch e Keaton. L'esterofilia e il modernismo (dopotutto siamo nel 1929, ben prima della svolta nazionalistica e conservatrice del Giappone) risaltano anche dalle scenografie: gli studenti hanno in camera foto di attrici, bandierine di celebri college americani e persino il manifesto del film "7th heaven" di Borzage (che gioca anche una funzione narrativa: il nome del film è lo stesso del banco dei pegni dove Watanabe vende i libri di studio per potersi permettere la vacanza sulla neve). Gag come quella della vernice fresca che sporca la mano di Yamamoto, ma anche quella dell'inseguimento degli sci, sembrano uscite da un film di Harold Lloyd.
Nota: L'occhialuto Yamamoto è interpretato dal bravo (e spilungone) Tatsuo Saito, un attore che si rivedrà spesso nei film di Ozu. D'altronde il regista amava lavorare continuamente con gli stessi collaboratori: così si spiegano i lunghi sodalizi con lo sceneggiatore Kogo Noda, l'operatore Yuharu Atsuta, lo scenografo Tatsuo Hamada o l'attore Chishu Ryu. Quest'ultimo è addirittura già accreditato in questo film, in una parte minore!
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