27 ottobre 2011

Tomboy (Céline Sciamma, 2011)

Tomboy (id.)
di Céline Sciamma – Francia 2011
con Zoé Héran, Malonn Lévana
***

Visto al cinema Eliseo, con Costanza.

Il termine tomboy può essere tradotto con "maschiaccio", ed è proprio quello che è la giovane Laure: dieci anni, taglio di capelli corti, canottiera e scarpe da tennis, alle bambole preferisce il calcio e la lotta con gli altri maschietti, e ai nuovi amici – si è appena trasferita con la famiglia in un altro quartiere – dice appunto di chiamarsi Michaël. In questa sorta di "gioco di ruolo", giunge addirittura al punto di infilarsi nel costume da bagno un finto pene, fatto di plastilina, per ingannare meglio gli altri bambini. Tutt'altro che scabrosa, questa pellicola delicata e minimalista affronta il tema dell'ambiguità sessuale da un punto di vista decisamente infantile (gli adulti, a parte l'intervento della madre della protagonista nel finale, sono quasi assenti – come nei "Peanuts" – o non si rendono conto della situazione: eppure i genitori di Laure vedono bene come si veste e come si comporta! Ma in fondo sono loro stessi ad avallarla, come il padre che – forse spinto dal desiderio di trovare nella figlia quel figlio maschio che non ha – beve con lei la birra e vorrebbe insegnarle a giocare a poker). In questo tipo di film si corre sempre il rischio di ritrarre bambini che sembrano più maturi della loro età: ma la trappola è schivata per merito dell'approccio leggero e dalla nonchalance con cui gli argomenti sono trattati. Oltre all'androgina Zoé Héran, convincono un po' tutti i piccoli attori: a cominciare dalla simpatica sorellina minore, la furbissima Jeanne (Malonn Lévana; sei anni), che a sua volta si diverte a partecipare al "gioco", ma anche l'intensa Lisa (Jeanne Disson), unica compagna di giochi di sesso femminile di Laure/Michaël, di cui si innamora e alla quale nel bel finale spetta il compito di far ripartire la relazione su basi più solide e sincere ("Allora, qual è il tuo vero nome?"). La regista è al suo secondo lungometraggio: anche il primo ("Naissance des pieuvres" del 2007, mai uscito in Italia) affrontava temi simili, anche se in quel caso la maggiore età delle protagoniste favoriva una più approfondita analisi psicologica.

4 commenti:

Marisa ha detto...

Pur nella sua leggerezza è un film molto inquietante e che lascia molti interrogativi in sospeso. Che ne sarà dell'identità sessuale di Laure-Michael? Accetterà di essere femmina o sentirà di essere nel più profondo un maschio; sarà etero o omosessuale? Troppo presto per dirlo, comunque un profodo disturbo di identità c'è già e i genitori non se ne accorgono, ma ne sono o complici ( il padre che la tratta chiaramente come un maschio), o negano il problema (la madre che brutalmente la costringe a mettersi un vestitino e a presentarsi così davanti a tutti incurante dell'umiliazione e del dolore della ragazzina).
A complicare il problema o a risolverlo ( chi può dirlo?)c'è la gravidanza della madre e la nascita di un vero maschio.
Innegabile, nonostante l'inadeguatezza, l'amore tra tutti i membri della famiglia, a riprova che da solo l'amore non basta.

ilbibliofilo ha detto...

concordo
la regia ha un tocco delicato (azzarderei POETICO) nel trattare un tema potenzialmente
i bambini sono veri bambini, non macchiette; le 3 giovanissime attrici sono una meglio dell'altra (applaudo di più la 6enne Malonn) e mi chiedo perché da noi nessuno faccia recitare così bene i bambini
forse sono le famiglie ad avere paura del teatro e del cinema; meglio il trash canterino di certi programmi tv?

ilbibliofilo ha detto...

dopo "potenzialmente" c'era SCABROSO
mi è rimasto incastrato nella tastiera

Christian ha detto...

Marisa: sarebbe davvero interessante un sequel di questo film ambientato cinque o dieci anni più tardi, per scoprire cosa ne sarà della protagonista. Ho letto qualche critica relativa al fatto di aver scelto un personaggio così piccolo, nel quale gli impulsi sessuali non possono essere già completamente formati. E invece, a parte il fatto che di film sull’ambiguità sessuale con personaggi adolescenti o adulti ce ne sono già tanti (uno su tutti, “Boys don’t cry” con Hilary Swank), ho trovato interessante l’idea di mostrare come già a quell’età si possano sviluppare certe tendenze o direzioni. In fondo, i casi di bambini o bambine che preferiscono immedesimarsi nell’altro sesso non sono poi così rari, a partire dalla scelta dei giochi o degli amici da frequentare. Naturalmente, come sottolinei anche tu, un ruolo importante ce l’hanno i familiari e chi sta loro intorno.

Ilbibliofilo: i francesi, comunque, hanno sempre avuto un tocco magico nel fare recitare i bambini in maniera naturale. Basti pensare a film come “Zero in condotta” o “Essere e avere”.