16 agosto 2023

Forrest Gump (Robert Zemeckis, 1994)

Forrest Gump (id.)
di Robert Zemeckis – USA 1994
con Tom Hanks, Robin Wright, Gary Sinise
**1/2

Rivisto in divx.

Seduto su una panchina, alla fermata di un autobus, l'ormai quarantenne Forrest Gump (un Tom Hanks praticamente perfetto) racconta la storia della sua vita a una serie di sconosciuti. Nato in una fattoria dell'Alabama, con un ritardo mentale (ha un quoziente intellettivo di soli 75 punti, nettamente al di sotto della media), ha vissuto contro ogni aspettativa un'esistenza incredibilmente e inconsapevolmente di successo, attraversando (senza rendersene conto) tutti gli avvenimenti più importanti della storia americana della seconda metà del ventesimo secolo: dalla fine della segregazione razziale nelle scuole alla guerra del Vietnam, dal disgelo con la Cina alle contestazioni hippy, incontrando (fra gli altri) Elvis Presley, John Lennon, Kennedy, Nixon... E grazie alla sua buona natura, ma anche a una serie di coincidenze che lo hanno portato a trovarsi spesso nel posto giusto e al momento giusto, si è laureato (con una borsa di studio sportiva), è diventato un eroe di guerra, un campione di ping pong, un imprenditore, un miliardario e infine, dopo essersi sposato con la sua amica di sempre (Robin Wright), un padre felice. Dopo una lunga serie di pellicole avventurose, fantascientifiche e horror, Robert Zemeckis approda per la prima volta al cinema "mainstream" adattando (non del tutto fedelmente) l'omonimo romanzo di Winston Groom e riscuotendo un enorme successo: il film vinse sei Oscar (su tredici nomination): miglior film (sottraendolo a "Pulp Fiction"), attore (il secondo di fila per Hanks, dopo "Philadelphia"), regia, sceneggiatura, montaggio ed effetti visivi. Nonostante alcuni momenti toccanti (quelli sul rapporto fra Forrest e l'amata Julia, ma anche con il tenente Dan (Gary Sinise), conosciuto in Vietnam: per entrambi diventa un'ancora di salvezza) e altri francamente divertenti (la scena in cui Forrest, che si mette a correre per la strada per tre anni di fila, diventa una sorta di guru spirituale, sembra un incrocio fra "Oltre il giardino" e "Brian di Nazareth"), nell'insieme è però una pellicola superficiale e autocompiaciuta. E allora perché (ci) piace? Forse proprio perché sullo slancio di un tono quasi fiabesco non ha un vero messaggio da mandare (nonostante i numerosissimi "messaggi" che lo stesso Gump cita a profusione, quasi tutti preceduti dalla frase "Mia mamma diceva sempre che...", molti dei quali diventati dei tormentoni iconici e pluricitati, come "La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita", o "Stupido è chi lo stupido fa"): non offre una chiave satirica, non intende offrire analisi sociali o politiche, e non sa ironizzare né contestualizzare gli eventi che racconta, inserendoli magari in una sorta di progressione narrativa. Tutto capita e basta, e al limite siamo felici nel vedere una persona fondamentalmente "buona" come il protagonista (ma buona non per scelta morale, ma perché i suoi limiti intellettivi gli precludono la "cattiveria": di fatto non comprende nemmeno cosa siano il razzismo o la guerra) riuscire a trovare armonia e affermazione quando invece gli individui "normali" attorno a lui (Jenny e Dan in primis) sono tormentati, sbandati e autodistruttivi. Ma dopo un po', le mille coincidenze e citazioni cominciano a lasciare il tempo che trovano e diventano semplici strizzatine d'occhio (il Watergate, la Apple ("una specie di società di frutta"), lo smile...). Notevole, per l'epoca, l'uso degli effetti digitali quasi invisibili (opera della Industrial Light & Magic), come la piuma che svolazza in aria, animata sui titoli di testa e di coda, che simboleggia lo stesso Gump che si fa portare in giro dal vento, o l'inserimento di Forrest all'interno dei filmati in cui compaiono personaggi celebri, ma anche le gambe amputate del tenente Dan e il movimento delle palline da ping pong. Il figlio di Forrest, nel finale, è Haley Joel Osment. La colonna sonora comprende una trentina di celebri canzoni dell'epoca. Per un certo periodo si valuto l'opportunità di girare un sequel, ipotesi poi tramontata.

2 commenti:

Jean Jacques ha detto...

Da piccolo lo adoravo, ora mi irrita come poche cose al mondo.
Un film che glorifica un paese che avrebbe trattato il suo protagonista come lo storpio di Pulp Fiction...

Christian ha detto...

È un film che lascia una sensazione ambivalente. Può piacere, sicuramente, persino commuovere, ma come il suo protagonista sembra più "profondo" di quanto in realtà non sia. A quel punto, meglio "Oltre il giardino" con Peter Sellers...