10 agosto 2023

Breakfast club (John Hughes, 1985)

Breakfast Club (The Breakfast Club)
di John Hughes – USA 1985
con Molly Ringwald, Judd Nelson
**1/2

Visto in TV (Sky Cinema).

Messi in punizione per motivi diversi, cinque studenti liceali appartenenti a "circoli" molto differenti fra loro – la "principessa" Claire (Molly Ringwald), l'"atleta" Andrew (Emilio Estevez), il "ribelle" John (Judd Nelson), il "secchione" Brian (Anthony Michael Hall) e la "disadattata" Allison (Ally Sheedy) – sono costretti a trattenersi di sabato nella biblioteca della scuola, per l'intera giornata, a scrivere un tema su sé stessi. Inizialmente scoccano scintille: ma col passare delle ore, man mano che parlano e si "confessano" l'uno con l'altro, i cinque ragazzi cominciano a scoprirsi più simili di come pensavano, accomunati dalle barriere di incomprensione che li separano dal mondo adulto, dal difficile rapporto con i genitori (c'è chi pretende troppo da loro, e chi invece li ignora) e con i professori (come il tirannico vice-preside Vernon (Paul Gleason), che li sorveglia durante la loro punizione), e in generale da una forte disillusione verso il mondo e il proprio futuro. Aperto da una citazione di David Bowie ("E questi ragazzi sui quali sputate, mentre cercano di cambiare il loro mondo, sono immuni dai vostri giudizi. Sono perfettamente consapevoli di quello che stanno attraversando...", da "Changes") e ambientato tutto fra le quattro mura scolastiche e praticamente con solo sette attori (oltre ai cinque ragazzi e al professore, c'è anche il bidello Carl (John Kapelos)), il secondo film di John Hughes è una riflessione prima di tutto sull'identità e su come definire sé stessi di fronte alle aspettative o ai pregiudizi esterni, in particolare quelli della generazione precedente. Ma rappresenta anche un grido di ribellione verso il sistema scolastico, che incasella gli studenti e frustra le loro reali ambizioni, nonché un'espressione del desiderio di vivere in maniera autonoma e individuale. I personaggi sono forse un po' troppo costruiti e stereotipati nella loro diversità, e i dialoghi sono a tratti esistenzialisti e poco realistici ("Finiremo per somigliare ai nostri genitori?" "È inevitabile. Quando cominci a crescere il tuo cuore muore"), ma il film ha lasciato una forte impronta culturale, soprattutto negli Stati Uniti, dove è diventato un cult movie e il simbolo di una generazione, quella dei teenager anni ottanta. Sui titoli di apertura e di chiusura c'è la canzone "Don't You (Forget About Me)" dei Simple Minds.

2 commenti:

francesco ha detto...

qualche volta l'ho fatto vedere ai miei alunni, erano davvaro contenti (come me)

Christian ha detto...

Sfido, è un classico del cinema adolescenziale anni ottanta! :)